“Un’insegna urbana” di Federica Marangoni a Palazzo Reale a Milano
di Cristina C. Chiochia
E luce fu. Dal 15 novembre al 10 dicembre un grande libro semi aperto spalanca al visitatore di passaggio parole e concetti umani importanti nello splendido cortile del Palazzo Reale di Milano con una installazione dal titolo evocativo “la luce della mente” di Federica Marangoni che descrive come una insegna urbana appunto, il processo della lettura dei neon oltre la grata (è stata realizzata durante la manifestazione “bookcitymilano” ed ha un concept “site specific”), tra luce, , vetro e concetti che legano il linguaggio alla memoria.
Federica Maangoni è nota per aver realizzato come artista molte opere pubbliche in Europa ed America. Spagna in particolare con Siviglia, Barcellona e Tenerife solo per citare alcune città e la famosa installazione a New York di “the tree of life”. Come una sorta di antilingua, l’uso della luce attraverso le tecnologie diventa materia a cui l’estro della veneziana Federica Marangoni,già dagli anni settanta, si evidenza appieno. Energia, vuoto e caduta libera di parole lanciate oltre la soglia della grata che si innalzano libere in tutte le direzioni, in particolare quella del cielo. Parole legate al concetto stesso di “umanità”, riproposta come una sorta di “lngua interpretativa” di tutta l’opera, sul movimento del neon durante il giorno e la notte, che riempie e dilata le scritte create con una particolare ed elaborata tecnica da maestri d’arte, le parole diventano segni mentre i volumi del colore che si sprigionano con la luce, diventano anima della installazione dal titolo appunto luce della mente, “light” e faro mentre il vetro alla base, diventa quasi materia pronta a ricrearsi, ad essere rimessa in circolo. Insegna urbana come ce ne sono insomma molte a Milano, famigliare ma proprio per questa ricca di senso profondo e umano, parole che “volano”nella luce e si disperdono nella mente di chi le legge, quasi a cercare la via. Di cosa, chissà. Forse del senso di umanità stessa, la luce della mente, appunto. Perchè restare umani è, tuttora, la cosa più difficile. Ben venga il libro aperto della installazione a ricordarlo.
Foto dell’ufficio Stampa
![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() Photo credit Paolo Luca |
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