“Finito allenamento, gusta la cena: gnam gnam”. Due attempati coniugi sprint, dopo aver finito la loro pausa giornaliera muscolare e tonificante e smaltito il loro costoso abbonamento in una palestra del centro, probabilmente raggiunta in Suv, spruzzando qua e là benzina nell’ambiente ormai già troppo surriscaldato, pur non essendo troppo stanchi dalla giornata lavorativa (perché, per l’appunto, sono andati in palestra), pensando bene di ordinare un assai poco salutare e assai poco etico hamburger da addentare ferocemente che manco un troglodita preistorico.
Le pubblicità, si sa, devono colpire. E ha colpito quella dell’Esselunga, di cui si parla ancora, della bambina e della pesca.
Non ha colpito, invece, quella appena descritta, di Glovo, che rappresenta una società classista, dove alcuni possono riposarsi, andare in palestra e poi, con un click, ordinare il cibo portato da uno… schiavo.
Sì, perché cosa c’è dietro il relax di due borghesi in suv? La morte di un giovane in bicicletta. è il caso, per esempio, di Sebastian Galassi, che aveva 26 anni ed era di Firenze, che aveva studiato come grafico e di recente si era iscritto a un corso di design per specializzarsi. Per pagarsi gli studi, Francesco, a cui era morta la mamma, aveva deciso di incrementare le sue entrate per pagarsi gli studi facendo il rider, per gonfiare la magra paga di 600 euro al mese e aiutare così il fratello, e il padre pensionato.
La sera dell’1 ottobre, durante una consegna, Sebastian Galassi si è scontrato con il suo motorino contro un suv, per poi venire travolto da un’altra auto. È deceduto il giorno successivo in ospedale.
Andava forte, forse, perché doveva stare nei tempi dettati dall’algoritmo di Glovo, secondo i quali, se arrivi in ritardo, ti licenziano. E Sebastian, che a quella consegna non era mai arrivato, è stato licenziato dopo morto: nella sua casella di posta, il giorno successivo al mortale incidente, Sebastian, che era già deceduto in ospedale, è stato licenziato per “ritardo”.
Quella di Sebastian è l’ennesima morte bianca per quanto riguarda i fattorini del cibo: l’osservatorio Incidenti Rider Food Delivery nel 2019, nel corso dei primi mesi dell’anno, aveva contato 25 incidenti che coinvolgevano rider, di cui 4 mortali. Ancora, nel marzo 2023 a Livorno è morto in strada mentre faceva le consegne William De Rose, 31 anni, qualche settimana fa la stessa sorte è toccata a Preganziol, in provincia di Treviso, a Roman Emiliano Zapata, 48 anni. A luglio nel salernitano ha invece perso la vita durante il suo turno da rider Giuseppe Cannavacciuolo, 47 anni. E decine di altri rider in questi mesi sono finiti in ospedale per incidenti stradali durante le consegne.
Quando parliamo di pubblicità che fanno scalpore, andiamo oltre i dogmi intoccabili del divorzio o della famiglia. perché classismo e mortalità nella nostra società vanno ancora, strettamente, a braccetto.