IL PARADOSSO DEL DEBITO PUBBLICO

di Francesco Pontelli, economista – il Nuovo Giornale Nazionale – 21 Settembre 2023

Nonostante la nomenclatura politica continui a credere che l’inflazione tenda a ridurre il debito pubblico, quando a luglio abbiamo raggiunto i record di 2.859 miliardi e l’italia registra ancora il tasso di inflazione più alto d’Europa,  suscitano un certo stupore le affermazioni dell’attuale ministro dell’economia Giorgetti, in relazione all’aumento dei costi di servizio al debito come diretta conseguenza proprio della spirale inflattiva. 

A questo punto sorge spontaneo il dubbio, ma ormai una certezza, in relazione alla competenza economica ma soprattutto alla responsabilità e senso dello stato di tutti i ministri economici dell’ultimo decennio. Cominciando, per esempio, da Padoan e dal suo vice Calenda del governo Renzi, i quali auspicavano un aumento dell’IVA per aumentare l’inflazione piuttosto che rifinanziare le clausole di garanzia. 

l loro obiettivo era aumentare, attraverso l’inflazione, il valore nominale del PIL e così migliorare il rapporto debito pubblico PIL, sottovalutando in modo infantile  la crescita dei costi di rifinanziamento del debito stesso. 

L’attuale ministro Giorgetti, poi, va ricordato come ricoprisse  il medesimo incarico attuale  anche nel governo Draghi, il governo dei migliori, il quale durante il proprio mandato di un anno e otto mesi, ha aumentato di 9,3 miliardi al mese il debito pubblico per la cifra complessiva di 149 miliardi.

Quello stesso governo il quale, per bocca del ministro Brunetta nel novembre 2021,  rivendicava come l’Italia si trovasse all’interno di un boom economico molto simile a quello degli anni 60. Quando, invece, la crescita del Pil risultava trascinata dalla terribile sintesi di inflazione ed esplosione della spesa pubblica e del conseguente debito.

Per contro, per l’alta inflazione il governo in carica, come quello precedente, hanno beneficiato di maggiori entrate fiscali per oltre il 55 miliardi grazie al Fiscal Drag.

Ora lo stesso ministro del governo Draghi scopre alle soglie della presentazione della prossima legge finanziaria,  come l’inflazione abbia aum entato il costo del servizio al debito e sottolinea come questo drenerà risorse al sostegno per le famiglie. 

In altre parole,fin dal 2016 l’Italia ha vissuto un periodo di “assoluta sospensione dalla realtà finanziaria”, grazie al Q.E. il quale ha determinato l’azzeramento dei tassi di interesse fino alla loro negatività.

Un quadro economico unico dal dopoguerra che avrebbe dovuto indurre ogni governo, con un minimo di responsabilità, ad adottare politiche economiche di riduzione del debito. 

Viceversa, si è preferito continuare nella esplosione della spesa pubblica e del conseguente debito, ed ora  la sospensione dalla realtà a causa dell’inflazione come conseguenza tanto dalla guerra quanto della pandemia, sta riportando alla realtà una intera classe politica.

Accorgersi ora di queste problematiche certifica la più assoluta irresponsabilità ed incompetenza della classe governativa dell’ultimo decennio.