Primo piano

C’era una volta il mercato | di Tito Tettamanti

Il mercato nel mondo dell’economia non è figlio di speculazioni filosofiche, espressione di un’ideologia, è semplicemente il migliore sistema disponibile, perlomeno fra quelli sperimentati fino a oggi, per determinare il valore dei beni prodotti. Si sbagliano quanti ritengono che il valore non sia altro che il corrispettivo della somma dei costi di produzione, a cominciare dal lavoro. Una merce non richiesta, che non trova un acquirente, non ha valore economico. Quale premessa per il suo efficiente funzionamento il mercato necessita che il consumatore sia libero nelle sue scelte e che non venga sottoposto a condizionamenti nelle sue decisioni.
D’altronde il fallimento delle economie comuniste e i molti problemi di quelle dirigiste sono la conseguenza di produzioni statali di beni e servizi realizzati senza interrogarsi su ciò che effettivamente i consumatori desiderano. Pensando di conoscere meglio dei consumatori stessi quale fosse il loro bene, in realtà i pianificatori si mettevano in condizione di non apprendere nulla su gusti, opinioni, desideri dei loro simili.
I peggiori nemici del mercato sono monopoli e cartelli che condizionano o addirittura impongono le scelte dell’acquirente.
Non facciamoci illusioni, il mercato libero di operare asetticamente, senza condizionamenti, imposizioni, lacci amministrativi non esiste più da tempo. Troppe sono le interferenze statali, le pastoie burocratiche, senza dimenticare lo strapotere di grossi produttori internazionali alleati con lo statalismo.
Uno dei più temibili falsificatori del mercato è il sussidio, e purtroppo viviamo in un’economia pesantemente influenzata dal sussidio statale.
Esempio illuminante le misure economiche prese dagli USA del Presidente Biden.
Sono stati deliberati sussidi per 430 miliardi di dollari (Inflation Reduction Act) destinati alla tecnologia verde e alle energie rinnovabili. Si sono aggiunti 230 miliardi di dollari per il “CHIPS and Science Act”, per l’industria dei semiconduttori, che approfitterà pure di 52 miliardi di dollari per la ricerca. Sommando tutto si arriva a un totale non lontano dal bilione (mille miliardi) di dollari, oltre alle facilitazioni fiscali.
Sì, ma l’America è ricca, ha il dollaro. Vero, ma con l’eccezione di Clinton, da decenni chiude i conti statali in perdita (nel 2022 pari al 5%), ha un totale di debiti di 31.400 miliardi pari al 129% del PIL. Sino a quando i creditori esteri non se ne preoccuperanno?
Le altre nazioni reagiscono a tale sconsiderata costosa politica dei sussidi con la stessa moneta. L’UE ha votato crediti in favore della propria industria dei semiconduttori per 43 miliardi di euro. La Germania sussidia con 5 miliardi di euro la metà dell’investimento da parte della ISM, colosso taiwanese dei chip, per una fabbrica a Dresda. Il prodotto germanico costerà il doppio di quella taiwanese. Gli USA rispondono regalando 7.500 dollari per l’acquisto di ogni macchina elettrica prodotta in America.
E da noi in Svizzera? Abbiamo una società che ha già ottenuto dagli USA un sussidio di 90 milioni di dollari per un’unità di produzione in America. La società svizzera da tempo produce pannelli fotovoltaici. Negli anni ha accumulato milioni di perdite e anche nel primo semestre 2023, prima degli interessi e tasse, denuncia una perdita di 50 milioni di franchi. Accumulo di perdite attribuito dai dirigenti alla sleale concorrenza sui prezzi da parte cinese.
Ora, pur non conoscendo la società e con tutto il rispetto per i gestori, mi permetto di dubitare che la semplice apertura di una fabbrica negli USA permetta alla società di realizzare profitti.
L’unica differenza è che perdite e investimenti invece di venir sopportati dagli azionisti della società (come corretto nel nostro sistema) vanno per 90 milioni di dollari a carico del contribuente americano.
Anche noi in Svizzera in materia di sussidi non ci lasciamo mancare niente, ne distribuiamo annualmente per oltre 48 miliardi di franchi e molti, stando ad uno studio dell’IWP (Institut für Schweizer Wirtschaftspolitik) dell’Università di Lucerna, danno adito a fondate perplessità.
Questa politica dei sussidi, che spesso fa a pugni con l’economicità (ed il buon senso), e ci porta a nazionalismi economici che ricordano le autarchie, come viene finanziata dagli Stati? Non certo con gli eccessi e disponibilità di bilancio inesistenti ma con il continuo aumento del debito pubblico, grazie al sostegno delle banche centrali. Quest’ultime con le passate politiche dei tassi zero, per soccorrere i Governi di Paesi straindebitati, hanno portato a gonfiare in modo insano i valori dei beni e creato le premesse per l’odierna inflazione.
Sino a quando questo ipertrofico pallone alimentato da valorizzazioni fasulle riuscirà a non scoppiare? O dobbiamo lasciare il passo alla MMT (Modern Money Theory) che si basa sulla erogazione continua di moneta da parte di Stati che, si dice, non possono fallire? Ma finire in miseria sì.
Non conosco le risposte ma suggerisco il titolo che gli storici dell’economia potrebbero dare ai loro studi sulla nostra epoca: la grande truffa.

Relatore

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  • Come sempre eccellente articolo di opinione del signor Tettamanti, che proprio essendo eccellente verrà eccellentemente ignorato dal blob di media e politica.
    Unico appunto che il correttore di bozze avrebbe dovuto intercettare, è che 1 billion sono 1000 millions, mentre 1000 billions sono 1 trillion. Il GDP americano è di 25 trillions nel 2022 (dati da google) e la cifra che cercava era 1 trillion.

    • "sudellealpi" non ha per niente ignorato l'articolo.
      Il suo seppur modesto contributo da lettore dilettante è stato ...bannato (2volte) ;-((

  • Il capitalismo (libera impresa/ sistema mercato: in termini politicamente corretti) è definito nell’articolo come il migliore sistema disponibile. Non sappiamo se sia il migliore. Sappiamo che ha vinto il primo giro. Sappiamo pure che spesso vince il migliore, ma non è una regola inossidabile. Ma è stata la concomitanza con l’editoriale (stessa pagina del CdT) sulla crisi del 2008 che mi ha fatto sorridere, pur sapendo che — sul tema — non c’è nulla da ridere. Infine la (condivisibile) conclusione sulla grande truffa mi ha ricordato un libretto uscito nel 2004: proprio tre, quatto anni prima del disastro dei subprime. Andrebbe letto nei licei ad indirizzo economico.

    Ken Galbraith (digitare John Kenneth Galbraith su qualsiasi motore di ricerca) nel suo saggio "The Economics of Innocent Fraud" (L'economia della truffa, BUR) ben spiega come l'economia contemporanea sia stata caratterizzata da ciò che chiama "innocent fraud", ossia una forma di inganno o „fraude“ che spesso non è intenzionale ma è comunque diffusa e accettata. Galbraith sostiene che questa "truffa innocente" sia il risultato di una serie di fattori e dinamiche nell'economia moderna, tra cui la (troppa) fiducia nei mercati finanziari: Questa fiducia ha portato a una mancanza di regolamentazione adeguata e a una sottovalutazione dei rischi. Inoltre le grandi corporation possono influenzare — come Galbraith sottolinea — le politiche governative a loro vantaggio. L'autore critica pure l'ideologia del libero mercato, sostenendo che essa (l’ideologia) tenda a giustificare l'accumulo di ricchezza nelle mani di pochi, creando inammissibili disuguaglianze economiche.

    Il saggio libretto evidenzia come l'opacità dei prodotti finanziari e la complessità dei mercati abbiano reso difficile per gli investitori e i regolatori comprendere appieno i rischi associati agli strumenti finanziari complessi. Tutti questi fattori, secondo Galbraith, hanno contribuito a creare un ambiente in cui la "truffa innocente" era diffusa. La crisi finanziaria del 2008 è stata vista da molti come una conferma delle sue preoccupazioni, poiché ha rivelato la fragilità del sistema finanziario globale e l'incapacità di affrontare le crisi in modo efficace. Questo quindici anni fa.

    Oggi c’è …l’innovazione: si procede con la… demografica caccia di figure professionali puntualmente necessarie. Un po’ come nello sport… acquisizione di selezionati talenti provenienti da tutto il mondo da inserire nel ricco circuito dei vincenti. Un’altra promessa (innocent fraud?) ideologica di sistema. Una selezione di umani in nome del mercato. Si indagheranno fra quindici anni le disastrose conseguenze dicendo che è stato un errore. Un altro. Uno dei tanti. È di questi giorni la notizia sulle difficoltà economiche della locomotiva europea che scatena ansie mercantili continentali. The Economist ha perfino titolato in copertina: „Is Germany once again the sick man of Europe?“ (La Germania è di nuovo il malato d'Europa?). Il “nostro” sarà pure “il miglior sistema disponibile”, ma con interi popoli in continua prognosi riservata.

  • Il capitalismo (libera impresa/ sistema mercato: in termini politicamente corretti) è definito nell’articolo come il migliore sistema disponibile. Non sappiamo se sia il migliore. Sappiamo che ha vinto il primo giro. Sappiamo pure che spesso vince il migliore, ma non è una regola inossidabile. Ma è stata la concomitanza con l’editoriale (stessa pagina del CdT) sulla crisi del 2008 che mi ha fatto sorridere, pur sapendo che — sul tema — non c’è nulla da ridere. Infine la (condivisibile) conclusione sulla grande truffa mi ha ricordato un libretto uscito nel 2004: proprio tre, quatto anni prima del disastro dei subprime. Andrebbe letto nei licei ad indirizzo economico.

    Ken Galbraith (digitare John Kenneth Galbraith su qualsiasi motore di ricerca) nel suo saggio "The Economics of Innocent Fraud" (L'economia della truffa, BUR) ben spiega come l'economia contemporanea sia stata caratterizzata da ciò che chiama "innocent fraud", ossia una forma di inganno o „fraude“ che spesso non è intenzionale ma è comunque diffusa e accettata. Galbraith sostiene che questa "truffa innocente" sia il risultato di una serie di fattori e dinamiche nell'economia moderna, tra cui la (troppa) fiducia nei mercati finanziari: Questa fiducia ha portato a una mancanza di regolamentazione adeguata e a una sottovalutazione dei rischi. Inoltre le grandi corporation possono influenzare — come Galbraith sottolinea — le politiche governative a loro vantaggio. L'autore critica pure l'ideologia del libero mercato, sostenendo che essa (l’ideologia) tenda a giustificare l'accumulo di ricchezza nelle mani di pochi, creando inammissibili disuguaglianze economiche.

    Il saggio libretto evidenzia come l'opacità dei prodotti finanziari e la complessità dei mercati abbiano reso difficile per gli investitori e i regolatori comprendere appieno i rischi associati agli strumenti finanziari complessi. Tutti questi fattori, secondo Galbraith, hanno contribuito a creare un ambiente in cui la "truffa innocente" era diffusa. La crisi finanziaria del 2008 è stata vista da molti come una conferma delle sue preoccupazioni, poiché ha rivelato la fragilità del sistema finanziario globale e l'incapacità di affrontare le crisi in modo efficace. Questo quindici anni fa.

    Oggi c’è …l’innovazione: si procede con la… demografica caccia di figure professionali puntualmente necessarie. Un po’ come nello sport… acquisizione di selezionati talenti provenienti da tutto il mondo da inserire nel ricco circuito dei vincenti. Un’altra promessa (innocent fraud?) ideologica di sistema. Una selezione di umani in nome del mercato. Si indagheranno fra quindici anni le disastrose conseguenze dicendo che è stato un errore. Un altro. Uno dei tanti. È di questi giorni la notizia sulle difficoltà economiche della locomotiva europea che scatena ansie mercantili continentali. The Economist ha perfino titolato in copertina: „Is Germany once again the sick man of Europe?“ (La Germania è di nuovo il malato d'Europa?). Il “nostro” sarà pure “il miglior sistema disponibile”, ma con interi popoli in continua prognosi riservata.

  • Il capitalismo (libera impresa/ sistema mercato: in termini politicamente corretti) è definito nell’articolo come il migliore sistema disponibile. Non sappiamo se sia il migliore. Sappiamo che ha vinto il primo giro. Sappiamo pure che spesso vince il migliore, ma non è una regola inossidabile. Ma è stata la concomitanza con l’editoriale (stessa pagina del CdT) sulla crisi del 2008 che mi ha fatto sorridere, pur sapendo che — sul tema — non c’è nulla da ridere. Infine la (condivisibile) conclusione sulla grande truffa mi ha ricordato un libretto uscito nel 2004: proprio tre, quatto anni prima del disastro dei subprime. Andrebbe letto nei licei ad indirizzo economico.

    Ken Galbraith (digitare John Kenneth Galbraith su qualsiasi motore di ricerca) nel suo saggio "The Economics of Innocent Fraud" (L'economia della truffa, BUR) ben spiega come l'economia contemporanea sia stata caratterizzata da ciò che chiama "innocent fraud", ossia una forma di inganno o „fraude“ che spesso non è intenzionale ma è comunque diffusa e accettata. Galbraith sostiene che questa "truffa innocente" sia il risultato di una serie di fattori e dinamiche nell'economia moderna, tra cui la (troppa) fiducia nei mercati finanziari: Questa fiducia ha portato a una mancanza di regolamentazione adeguata e a una sottovalutazione dei rischi. Inoltre le grandi corporation possono influenzare — come Galbraith sottolinea — le politiche governative a loro vantaggio. L'autore critica pure l'ideologia del libero mercato, sostenendo che essa (l’ideologia) tenda a giustificare l'accumulo di ricchezza nelle mani di pochi, creando inammissibili disuguaglianze economiche.

    Il saggio libretto evidenzia come l'opacità dei prodotti finanziari e la complessità dei mercati abbiano reso difficile per gli investitori e i regolatori comprendere appieno i rischi associati agli strumenti finanziari complessi. Tutti questi fattori, secondo Galbraith, hanno contribuito a creare un ambiente in cui la "truffa innocente" era diffusa. La crisi finanziaria del 2008 è stata vista da molti come una conferma delle sue preoccupazioni, poiché ha rivelato la fragilità del sistema finanziario globale e l'incapacità di affrontare le crisi in modo efficace. Questo quindici anni fa.

    Oggi c’è …l’innovazione: si procede con la… demografica caccia di figure professionali puntualmente necessarie. Un po’ come nello sport… acquisizione di selezionati talenti provenienti da tutto il mondo da inserire nel ricco circuito dei vincenti. Un’altra promessa (innocent fraud?) ideologica di sistema. Una selezione di umani in nome del mercato. Si indagheranno fra quindici anni le disastrose conseguenze dicendo che è stato un errore. Un altro. Uno dei tanti. È di questi giorni la notizia sulle difficoltà economiche della locomotiva europea che scatena ansie mercantili continentali. The Economist ha perfino titolato in copertina: „Is Germany once again the sick man of Europe?“ (La Germania è di nuovo il malato d'Europa?). Il “nostro” sarà pure “il miglior sistema disponibile”, ma con interi popoli in continua prognosi riservata.

  • Il capitalismo (libera impresa/ sistema mercato: in termini politicamente corretti) è definito nell’articolo come il migliore sistema disponibile. Non sappiamo se sia il migliore. Sappiamo che ha vinto il primo giro. Sappiamo pure che spesso vince il migliore, ma non è una regola inossidabile. Ma è stata la concomitanza con l’editoriale (stessa pagina del CdT) sulla crisi del 2008 che mi ha fatto sorridere, pur sapendo che — sul tema — non c’è nulla da ridere. Infine la (condivisibile) conclusione sulla grande truffa mi ha ricordato un libretto uscito nel 2004: proprio tre, quatto anni prima del disastro dei subprime. Andrebbe letto nei licei ad indirizzo economico.

    Ken Galbraith (digitare John Kenneth Galbraith su qualsiasi motore di ricerca) nel suo saggio "The Economics of Innocent Fraud" (L'economia della truffa, BUR) ben spiega come l'economia contemporanea sia stata caratterizzata da ciò che chiama "innocent fraud", ossia una forma di inganno o „fraude“ che spesso non è intenzionale ma è comunque diffusa e accettata. Galbraith sostiene che questa "truffa innocente" sia il risultato di una serie di fattori e dinamiche nell'economia moderna, tra cui la (troppa) fiducia nei mercati finanziari: Questa fiducia ha portato a una mancanza di regolamentazione adeguata e a una sottovalutazione dei rischi. Inoltre le grandi corporation possono influenzare — come Galbraith sottolinea — le politiche governative a loro vantaggio. L'autore critica pure l'ideologia del libero mercato, sostenendo che essa (l’ideologia) tenda a giustificare l'accumulo di ricchezza nelle mani di pochi, creando inammissibili disuguaglianze economiche.

    Il saggio libretto evidenzia come l'opacità dei prodotti finanziari e la complessità dei mercati abbiano reso difficile per gli investitori e i regolatori comprendere appieno i rischi associati agli strumenti finanziari complessi. Tutti questi fattori, secondo Galbraith, hanno contribuito a creare un ambiente in cui la "truffa innocente" era diffusa. La crisi finanziaria del 2008 è stata vista da molti come una conferma delle sue preoccupazioni, poiché ha rivelato la fragilità del sistema finanziario globale e l'incapacità di affrontare le crisi in modo efficace. Questo quindici anni fa.

    Oggi c’è …l’innovazione: si procede con la… demografica caccia di figure professionali puntualmente necessarie. Un po’ come nello sport… acquisizione di selezionati talenti provenienti da tutto il mondo da inserire nel ricco circuito dei vincenti. Un’altra promessa (innocent fraud?) ideologica di sistema. Una selezione di umani in nome del mercato. Si indagheranno fra quindici anni le disastrose conseguenze dicendo che è stato un errore. Un altro. Uno dei tanti. È di questi giorni la notizia sulle difficoltà economiche della locomotiva europea che scatena ansie mercantili continentali. The Economist ha perfino titolato in copertina: „Is Germany once again the sick man of Europe?“ (La Germania è di nuovo il malato d'Europa?). Il “nostro” sarà pure “il miglior sistema disponibile”, ma con interi popoli in continua prognosi riservata.

  • Il capitalismo (libera impresa/ sistema mercato: in termini politicamente corretti) è definito nell’articolo come il migliore sistema disponibile. Non sappiamo se sia il migliore. Sappiamo che ha vinto il primo giro. Sappiamo pure che spesso vince il migliore, ma non è una regola inossidabile. Ma è stata la concomitanza con l’editoriale (stessa pagina del CdT) sulla crisi del 2008 che mi ha fatto sorridere, pur sapendo che — sul tema — non c’è nulla da ridere. Infine la (condivisibile) conclusione sulla grande truffa mi ha ricordato un libretto uscito nel 2004: proprio tre, quatto anni prima del disastro dei subprime. Andrebbe letto nei licei ad indirizzo economico.

    Ken Galbraith (digitare John Kenneth Galbraith su qualsiasi motore di ricerca) nel suo saggio "The Economics of Innocent Fraud" (L'economia della truffa, BUR) ben spiega come l'economia contemporanea sia stata caratterizzata da ciò che chiama "innocent fraud", ossia una forma di inganno o „fraude“ che spesso non è intenzionale ma è comunque diffusa e accettata. Galbraith sostiene che questa "truffa innocente" sia il risultato di una serie di fattori e dinamiche nell'economia moderna, tra cui la (troppa) fiducia nei mercati finanziari: Questa fiducia ha portato a una mancanza di regolamentazione adeguata e a una sottovalutazione dei rischi. Inoltre le grandi corporation possono influenzare — come Galbraith sottolinea — le politiche governative a loro vantaggio. L'autore critica pure l'ideologia del libero mercato, sostenendo che essa (l’ideologia) tenda a giustificare l'accumulo di ricchezza nelle mani di pochi, creando inammissibili disuguaglianze economiche.

    Il saggio libretto evidenzia come l'opacità dei prodotti finanziari e la complessità dei mercati abbiano reso difficile per gli investitori e i regolatori comprendere appieno i rischi associati agli strumenti finanziari complessi. Tutti questi fattori, secondo Galbraith, hanno contribuito a creare un ambiente in cui la "truffa innocente" era diffusa. La crisi finanziaria del 2008 è stata vista da molti come una conferma delle sue preoccupazioni, poiché ha rivelato la fragilità del sistema finanziario globale e l'incapacità di affrontare le crisi in modo efficace. Questo quindici anni fa.

    Oggi c’è …l’innovazione: si procede con la… demografica caccia di figure professionali puntualmente necessarie. Un po’ come nello sport… acquisizione di selezionati talenti provenienti da tutto il mondo da inserire nel ricco circuito dei vincenti. Un’altra promessa (innocent fraud?) ideologica di sistema. Una selezione di umani in nome del mercato. Si indagheranno fra quindici anni le disastrose conseguenze dicendo che è stato un errore. Un altro. Uno dei tanti. È di questi giorni la notizia sulle difficoltà economiche della locomotiva europea che scatena ansie mercantili continentali. The Economist ha perfino titolato in copertina: „Is Germany once again the sick man of Europe?“ (La Germania è di nuovo il malato d'Europa?). Il “nostro” sarà pure “il miglior sistema disponibile”, ma con interi popoli in continua prognosi riservata.

  • Mi permetto di ricordare al signor Tito che i miliardi in sussidi sono quelli che poi permettono ai suoi più giovani "compagni di fede" di uscire tranquilli dalle proprie abitazioni durante il giorno e che, contrariamente al cicaleccio da bar sport, sono la miglior pensata del liberismo economico per evitare contestazioni di massa.

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