Fede e ragione: una mostra su Galileo Galilei, arricchita da un vero pezzo di luna, nella chiesa di San Pietro in Monastero a Verona, è testimone dell’immensa bellezza della costituzione dogmatica Dei Verbum, che insegna a leggere la bibbia non come un testo scientifico bensì come un insieme di generi letterali che indicano la via della salvezza. La mostra è visibile sino al 28 agosto e i ricavi verranno dati in beneficienza alla fondazione Nadia Toffa.
Grazie alla Dei Verbum e ad altri importanti documenti del Concilio Vaticano II la chiesa, guidata da Paolo VI, ha osato annunciare che le sacre scritture, essendo per loro natura trascendentali, non hanno bisogno di essere confermate dalla scienza. Pertanto l’intero sistema solare eliocentrico, già intuito dagli antichi filosofi ellenici e poi descritto empiricamente nel Sidereus Nuncius di Galileo Galileo, in contrasto con le Sacre Scritture, non lede in alcun modo né all’amore del teologo per la Bibbia né alla fede del buon cattolico.
La mostra, realizzata col patrocinio del comune di Verona, rimarrà aperta fino al 28 agosto nella chiesa di San Pietro in Via Garibaldi 3. Dopo 5 secoli di messa all’indice dei testi di Galileo Galilei, perché in contrasto con le Scritture, questa esposizione è di un notevole valore storico e teologico. La Dei Verbum dice che la bibbia deve essere letta non come un libro che insegna delle verità scientifiche bensì come uno strumento che nel suo insieme indica, anche in modi metaforici, allegorici e poetici, la via della salvezza.
Il sopracitato documento del concilio vaticano II riporta così “ Per ricavare l’intenzione degli agiografi, si deve tener conto fra l’altro anche dei generi letterari. La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa in testi in vario modo storici, o profetici, o poetici, o anche in altri generi di espressione. È necessario adunque che l’interprete ricerchi il senso che l’agiografo in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso, intendeva esprimere ed ha di fatto espresso.
Le tesi di Galileo Galilei, e l’eliocentrismo, quindi, non hanno mai smesso di essere in contrasto con i libri dell’antico testamento scritti dal popolo ebraico oltre duemila anni addietro. Semplicemente, nel 1965, la chiesa ha ritenuto l’umanità capace di approcciarsi alla lettura della Bibbia con saggezza e non con fanatismo, come invece fanno le persone incapaci di discernere l’allegoria dal dato scientifico. Purtroppo oggigiorno ancora molte persone credono che la bibbia debba essere giudicata solo in base alla sua veridicità scientifica: di fronte alla bellezza del racconto di Giona mangiato dalla balena o al racconto della genesi, anziché allargare il cuore alla bellezza di queste allegorie storcono il naso dicendo che sia tutto da disprezzare in quanto non reale e provabile scientificamente. Il fanatismo, sia esso per la scienza e disprezzante la fede o per la fede e disprezzante la scienza, è sempre limitante per il corretto uso della ragione.
La mostra su Galileo Galilei, organizzata dalla Human Space Services srl, ripercorre le tappe fondamentali della vita del grande scienziato pisano e ha una sezione dedicata ai suoi ritratti. Vi è anche un’area riservata allo Spazio, dove sono esposte opere che hanno volato dentro la Stazione Spaziale Internazionale, orbitando intorno alla Terra ad una velocità di 24.000 KM all’ora. Sono presenti anche fotografie della Luna con la dedica autografa degli astronauti che hanno camminato sul nostro satellite e, ciliegina sulla torta, vi è esposta anche una vera roccia lunare.
In questa rappresentazione tutta la bellezza del cosmo nelle allegorie dell’Antico Testamento.
LT
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