Aveva 27 anni. Era una mamma. Ma era una pornostar. È stata torturata, uccisa, fatta a pezzi, i suoi resti chiusi in un sacco e abbandonati in un bosco. Per ricostruirne l’identità, sono serviti a malapena i tatuaggi, oltre che il dna. Davide Fontana, 44 anni, aveva straziato così la giovane. Ma siccome la vittima era una pornostar, l’assassino non ha avuto il massimo della pena.
Secondo i giudici, Carol era “giovane e disinibita” mentre Davide, l’assassino e torturatore “era “innamorato perdutamente”. Sono queste le parole con cui i giudici del Tribunale di Busto Arsizio hanno condannato a 30 anni – e non all’ergastolo come chiedeva il pm – l’assassino e torturatore nonché ladro, poiché estorse (forse torturandola) il pin della carta di credito alla propria vittima, usandone il denaro, e le usò la macchina quand’ella era ormai cadavere.
Davide Fontana, il 44enne che ha assassinato Carol, che faceva la pornostar col nome d’arte di Angie, per poi farla a pezzi e gettarla in un burrone, nonostante dopo che la giovane era già chiusa in un sacco, abbia mandato per mesi e mesi falsi messaggi alla famiglia e al bambino di lei, spacciandosi per lei stessa, per i magistrati non agì con premeditazione e nemmeno le aggravanti dei motivi futili o abietti e della crudeltà hanno potuto indirizzarlo all’ergastolo.
Per i giudici il movente non è la gelosia, perché l’assassino “si rese conto che ormai, dopo averlo in qualche misura usato, Carol Maltesi si stava allontanando da lui, scaricandolo” e andando a vivere altrove. “Si era in qualche misura servita di lui – si legge nella sentenza – per meglio perseguire i propri interessi personali e professionali e ciò ha scatenato l’azione omicida”. Così la vittima, diventa colpevole.
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Carol truccata
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Carol col suo bambino