Primo piano

Cronache dal 2050 | di Tito Temmanti

Lo scorso 18 giugno il popolo ha approvato il progetto di legge federale sugli obiettivi in materia di protezione del clima, l’innovazione e il rafforzamento della sicurezza energetica (LOCli) con una adesione di quasi il 60%.

Le decisioni della maggioranza vanno ossequiate, anche se non stanno sempre dalla parte della ragione. In democrazia vi sono regole di funzionamento debbono venir rispettate.

Non appartengo alla schiera dei rosiconi che quando una votazione non va nella direzione voluta vorrebbero addirittura cambiare la Costituzione.La sera stessa della decisione il Presidente del Partito Socialista chiedeva un inasprimento, postulando la copertura obbligatoria dei tetti delle nuove costruzioni con pannelli fotovoltaici, e i Verdi a loro volta avanzavano altre richieste.

Non dobbiamo stupirci, sono i legittimi giochi della politica, dove i più attivi vengono spesso premiati.Nel 2050, quando si tireranno le somme sulla meta temporale che questa e altre leggi nel campo del clima si erano prefisse di raggiungere, sarò per ragioni fisiologiche già da parecchio tempo impossibilitato di fare commenti.

Perciò, avventurandomi nei sentieri della futurologia, azzardo di redigere qui oggi quello che penso scriverei allora.Siamo nel 2050 e sono passati 27 anni da quando il popolo ha accettato la legge sul clima, che fissava il raggiungimento dell’inquinamento zero all’anno in corso.

Salvo qualche illuso pochi erano quelli che veramente ci credevano. Anche nell’economia privata talvolta si fissano mete aggressive e irrealizzabili al fine di motivare e spronare. L’importante è di non prendere ipotesi di lavoro e traguardi ai quali aspiriamo per verità rivelate e certezze.

D’altro canto, forse un po’ volutamente, nelle previsioni si è sempre sottovalutato che il fabbisogno di energia in Svizzera sarebbe notevolmente aumentato. Una Svizzera di 10 milioni di abitanti consuma più energia di quella di 8 milioni.

Circolano più automobili (elettriche), le ferrovie debbono trasportare più persone, così pure i mezzi di trasporto pubblici, l’aumento di popolazione comporta un aumento di alloggi e di illuminazione privata e pubblica.

Come prevedibile, il contributo dell’energia eolica è stato inferiore alle promesse. L’aumento dalle 50 pale di allora è stato modesto per ragioni diverse ma prevedibili. Gli impianti eolici non sono certo un abbellimento del paesaggio, anzi in taluni casi ottengono l’effetto contrario.

Se vi capita di sorvolare il Pireo o la Sicilia, per dare due esempi, capite il perché della resistenza di chi si preoccupa di salvaguardare la configurazione del nostro territorio, le sue bellezze. Il rumore continuo e monotono più altre immissioni, impongono importanti distanze dagli abitati, hanno originato non pochi ricorsi che intasano i tribunali e rallentano le procedure. Come sempre si è favorevoli ad impianti situati nel “giardino” degli altri. Vi sono poi gli ornitologi che lamentano la pericolosità mortale delle pale per i volatili. Inoltre non abbiamo potuto importare le pale degli impianti di maggiore altezza (300 metri) perché di dimensioni tali da non poter transitare sulle strade svizzere. Infine anche il vento ha giocato il suo ruolo, non siamo un Paese molto ventoso e la forza dei venti non è prevedibile.Miglior successo ha avuto il fotovoltaico, forse anche perché meglio accettato dalla popolazione.

Anche qui siamo ben lontani dalle enormi superfici (chilometri quadrati) calcolate in teoria, ma il progresso nelle abitazioni civili e più ancora negli edifici industriali (sussidi aiutando) è notevole.

Ovviamente i tempi di realizzo si sono notevolmente allungati, i costi (conseguentemente quelli dell’energia) aumentati, come le difficoltà per l’estensione della rete di distribuzione.

Subito dopo la votazione del 2023 alcuni progetti di fotovoltaico erano già stati ridimensionati e ridotti. Ricordo che nel Vallese a Gondo la prevista produzione dell’impianto fotovoltaico è stata ridotta da 23 milioni a 16 milioni di Kilowattora, con una produzione di energia invernale di poco superiore al 50% di quanto sperato. Alla riduzione di un terzo della capacità non è corrisposta una analoga riduzione dei costi.Un altro progetto vallesano (Grengiols) ha subito la stessa sorte. Si era partiti ipotizzando 2.000 milioni di Kilowattora con un impianto esteso su 5 Km2 e si è scesi ai 100 milioni di Kilowattora su una superficie di 1 Km2.

Speranze e realtà. Forse non si sarebbe dovuto eccedere con le prime stime e ci si è lasciati troppo influenzare da speranze e visioni ideologiche. La battaglia per l’energia pulita e rinnovabile merita di essere combattuta ma ciò non deve far perdere il senso del reale.Il progresso tecnico nel mondo è continuo ma indifferente alle utopie.

Ovviamente la deficienza nella nostra produzione ci rende sempre più dipendenti dall’estero per l’importazione e la regolamentazione del 2025 dell’UE ha reso problematica la copertura della necessità invernale. Le conseguenze le conosciamo e sono pesanti.

E l’energia atomica? Se ne discute continuamente ma ciò consuma invece di produrre energia.Questo penso avrei probabilmente scritto nel 2050.

Se per caso l’avessi imbroccata, il giornale potrebbe ripubblicare il testo nelle cronache del passato.

Relatore

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