Questa è naturalmente un’opinione. Chissà che non ne giungano delle altre.
Salutiamo con piacere la decisione della Corte dei reclami penali che ha riaperto anche a livello giudiziario il dibattito sulla demolizione di una parte dell’ex-macello. Ricordiamo che il giorno dopo la demolizione si era già avviato lo sgombero delle macerie, nel pieno sbigottimento e disorientamento di una popolazione che chiedeva risposte; solo grazie al deposito della denuncia da parte dei Verdi di Lugano si è iniziato a fare chiarezza. Ma poi il frettoloso decreto di abbandono del procuratore generale non ha permesso di fare luce, alimentando unicamente il senso di frustrazione e smarrimento in chi si aspetta che ad agire nella trasparenza e legalità siano in in primo luogo esecutivi e polizia.
Fra ieri e oggi la stampa ha riportato le prime indicazioni sui motivi della decisione. Sono riemerse tutte le domande di fondo a cui l’inchiesta non aveva dato risposta. Siamo quindi soddisfatti che siano presi sul serio i dubbi, non solo nostri, sullo svolgimento di quegli eventi. E siamo anche sollevati, perché l’apparato giudiziario ha mostrato di non accontentarsi di scorciatoie rassicuranti. È del resto l’unica via per ricucire lo strappo con le istituzioni: fare luce permetterà di uscire dalle speculazioni e dall’ambiguità e ristabilire il rapporto di fiducia con la giustizia da parte della popolazione.
Membri dell’esecutivo cittadino hanno commentato la decisione della Corte dei reclami penali lamentando un eccesso di tempo e risorse per giungere a una conclusione che contribuisce ad allungare i tempi del progetto edilizio di riqualifica dell’ex Macello. Noi crediamo invece che solo dopo un approfondito processo di ricostruzione della verità e della fiducia si potranno porre delle fondamenta solide per ricostruire anche su queste macerie.
alutiamo con piacere la decisione della Corte dei reclami penali che ha riaperto anche a livello giudiziario il dibattito sulla demolizione di una parte dell’ex-macello. Ricordiamo che il giorno dopo la demolizione si era già avviato lo sgombero delle macerie, nel pieno sbigottimento e disorientamento di una popolazione che chiedeva risposte; solo grazie al deposito della denuncia da parte dei Verdi di Lugano si è iniziato a fare chiarezza. Ma poi il frettoloso decreto di abbandono del procuratore generale non ha permesso di fare luce, alimentando unicamente il senso di frustrazione e smarrimento in chi si aspetta che ad agire nella trasparenza e legalità siano in in primo luogo esecutivi e polizia.
Fra ieri e oggi la stampa ha riportato le prime indicazioni sui motivi della decisione. Sono riemerse tutte le domande di fondo a cui l’inchiesta non aveva dato risposta. Siamo quindi soddisfatti che siano presi sul serio i dubbi, non solo nostri, sullo svolgimento di quegli eventi. E siamo anche sollevati, perché l’apparato giudiziario ha mostrato di non accontentarsi di scorciatoie rassicuranti. È del resto l’unica via per ricucire lo strappo con le istituzioni: fare luce permetterà di uscire dalle speculazioni e dall’ambiguità e ristabilire il rapporto di fiducia con la giustizia da parte della popolazione.
Membri dell’esecutivo cittadino hanno commentato la decisione della Corte dei reclami penali lamentando un eccesso di tempo e risorse per giungere a una conclusione che contribuisce ad allungare i tempi del progetto edilizio di riqualifica dell’ex Macello. Noi crediamo invece che solo dopo un approfondito processo di ricostruzione della verità e della fiducia si potranno porre delle fondamenta solide per ricostruire anche su queste macerie.
Danilo Baratti, i Verdi di Lugano, portavoce
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