La Wagner ha interrotto la sua avanzata verso Mosca dopo che il suo leader ha parlato con il presidente bielorusso Lukashenko. Lo afferma lo stesso Yevgeny Prigozhin in un messaggio audio rilasciato questa sera dopo una giornata straordinaria di crescente tensione.
Venerdì sera, Prigozhin aveva dichiarato che un campo della Wagner nell’est dell’Ucraina era stato colpito da un attacco missilistico da parte dell’esercito russo. “Il male che viene diffuso dalla leadership militare del Paese deve essere fermato”, ha detto Prigozhin accusando la Russia di aver ucciso un numero enorme delle sue forze in attacchi e promettendo di reagire, visto che le sue truppe hanno svolto un ruolo fondamentale nella campagna militare russa in Ucraina dopo aver reclutato migliaia di mercenari, soprattutto dalle carceri russe.
Prigozhin ha accusato l’esercito russo di aver tentato di rubare le vittorie in Ucraina alle sue forze e ha criticato la mostruosa burocrazia di Mosca per aver rallentato le conquiste militari, aumentando così le tensioni tra Mosca e la compagnia militare privata. Nelle ultime settimane i suoi attacchi verbali si sono intensificati soprattutto contro i capi militari che gestiscono la guerra, mettendo anche in dubbio la necessità stessa dell’operazione militare.
Nella tarda serata di venerdì Prigozhin ha annunciato che la sua marcia per la “giustizia” era in corso. La sua forza di 25 mila mercenari rappresenterebbe solo una riserva tattica, mentre l’intero esercito e l’intero Paese sarebbero la sua riserva strategica.
Passando dall’Ucraina orientale occupata, gli uomini di Prigozhin hanno raggiunto il quartier militare generale di Rostov, affermando di aver preso il controllo della città e delle sue strutture militari. Il generale Sergei Surovikin, vice comandante delle forze russe in Ucraina, lo ha invitato a fare un passo indietro e a sottomettersi all’autorità del presidente Putin, ma questa mattina con un brusco voltafaccia, Prigozhin ha ordinato alle sue truppe di lasciare Rostov spostandosi a nord nella regione di Voronezh per poi proseguire alla regione di Lipetsk.
In una dichiarazione, Prigozhin ha affermato di voler evitare lo spargimento di “sangue russo”, invitando i russi ad unirsi alla sua marcia contro la leadership militare del presidente Putin.
Dopo essere arrivati ad appena 200 km da Mosca, Prigozhin ha annunciato di interrompere l’avanzata verso la capitale, che avrebbe comportato un’immediata discesa nella guerra civile.
La decisione ha fatto seguito ai negoziati con il leader bielorusso Alexander Lukashenko. I termini dell’accordo includono un’amnistia per i combattenti di Wagner che hanno partecipato all’insurrezione, e l’obbligo per Prigozhin di lasciare la Russia trasferendosi in Bielorussia, per il suo ruolo nel lanciare quello che era in effetti il primo colpo di stato armato del paese da decenni.
“I negoziati sono durati tutta la giornata”, ha riferito l’ufficio stampa di Lukashenko, “di conseguenza, siamo giunti a un accordo sull’inammissibilità di scatenare un sanguinoso massacro sul territorio della Russia”. Il Cremlino era stato precedentemente costretto a mobilitare le sue forze e preparare le difese mentre Prigozhin inviava un convoglio di truppe armate verso Mosca.
Mentre Wagner avanzava nel corso della giornata, il sindaco di Mosca aveva dichiarato una “operazione antiterrorismo” e dei mezzi meccanici sono stati in opera per scavare fossati nell’autostrada principale che correva da sud verso la capitale per fermare gli uomini di Prigozhin.
In precedenza, il presidente russo ha accusato il leader del gruppo Wagner di tradimento e di aver condotto un “ammutinamento armato”. Visibilmente arrabbiato, Putin ha condannando le azioni dell’ex alleato, che stava guidando una ribellione per estromettere il ministro della difesa russo, etichettandola come una “pugnalata alle spalle” per i soldati e il popolo russo.
Prigozhin ha negato il tradimento e ha chiamato i suoi combattenti “patrioti”.
Un momento decisivo per la leadership di Putin e un campanello d’allarme per i russi. Il capo dei mercenari un tempo vicino al presidente russo, ora è diventato una grave minaccia, e la sua “marcia per la giustizia”, anche se breve, secondo gli esperti avrà un impatto sulla presa di Putin sulla Russia in futuro.
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