Salvo la colonna sonora di Hans Zimmer, la recitazione di Jeremy Irons, Meryl Streep, Glenn Close e Winona Ryder, nonché l’intero lussuoso cast, la trama de “la casa degli Spiriti” è sopravvalutata.
Vincitore del miglior film sonoro nel 1994 e nello stesso anno del miglior film, rispettivamente al premio Robert e all’Havana Film Festival, il film – tratto dal romanzo d’esordio di Isabel Allende, uscito nel 1982 e tradotto in Italia nel 1983, è un miscuglio di maschilismo che sfocia nell’amore paterno, risultando un lungo melodramma, a tratti pesante, torbido, melenso e morboso.
Certo, le riprese sono pregevoli e, d’altronde, con un cast d’eccezione, parte già avvantaggiato; ma è la narrazione a non convincere: slegata, a mezza via tra il dramma e la storicità, talvolta sfiorando l’horror, sempre aspettando quel colpo di scena che non arriva mai.
Forse, è proprio questo che l’Allende voleva rappresentare: una storia di eventi senza concatenazione tra loro (anche se, alla fine, è l’esatto contrario il concetto espresso da Alba, la figlia del protagonista).
Un uomo, Esteban Trueba (Jeremy Irons), disilluso dalla vita dopo la morte accidentale della fidanzata, sposa la sorella minore di questa, arginando così una vita di violenze subite ma anche inflitte. Divenuto ricco, anche nei confronti della sposa Clara (Meryl Streep) e della sorella Férula (Glenn Close) assume comportamenti tossici e violenti, dai quali resterà però immune la figlia Blanca, che intreccerà, invece, una relazione con Pedro (che nel libro si chiama Miuguel) contadino ribelle dei soprusi patiti dal padre dell’amata. Dalla relazione clandestina nasce Alba, raggio di sole di riconciliazione in una famiglia torbida.
Oppure, l’unico filo rosso rinvenibile è che il male genera male, e la vendetta è inutile poiché si ritorce sugli innocenti: è il caso di Esteban – figlio illegittimo del protagonista Trueba – che vendica la violenza sessuale subita dalla madre, povera contadina, da parte del padrone Trueba, violentando, anni dopo, l’innocente figlia del padrone Trueba, Blanca, appunto, madre di Alba. Blanca, però, sopravvive e proclama che non cercherà vendetta, avendo ritrovato la pace, dopo il colpo di stato in Cile, assieme al compagno Pedro e alla figlioletta Alba.
Altro filone potrebbe essere il “realismo magico” ovvero i poteri che Blanca, sposa di Esteban Trueba, possiede nel prevedere il futuro: ma a che giovano, questi, se non a dare un tocco alla trama a mezza via tra l’horror, il noir e il comico?
Un film senz’altro ben fatto, ma la cui trama lascia perplessi.
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