La natura della luce è un tema che, in particolare dopo la pandemia, è stato spesso trattato ed affrontato. Ma quello che stupisce ora di questo vero e proprio “mood” di cui si era già parlato in precedenti articoli negli scorsi anni, è sicuramente come in esso si possa scorgere “l’essenziale” che sta tornando, declinato in tanti modi diversi, incredibilmente di moda. In particolare nella vicina Italia. Dove si sperimentano anche nuovi modi di confrontarsi con l’arte. Contemporanea e non.
Ne è un bellissimo esempio la mostra ad ingresso gratuito “The Rainbow Show” presso il MUDEC di Milano e visitabile sino al 2 Luglio 2023. In un percorso tra l’emozionale e il divulgativo direttamente ispirata a quella del 1975 nella città di San Francisco. Luce come fenomeno naturale quindi, ovvero l’arcobaleno, in tutte le sue declinazioni, da fenomeno naturale a religioso sino a quello culturale e ,perchè no, artistico appunto.Unico “sensore”, l’uomo. La sua percezione. Tra l’ogge
ttivo ed il soggettivo perchè, come recita il comunicato stampa la mostra vuole essere ” la prima mostra che, nell’ambito di un rinnovato programma del MUDEC, si sviluppa come un evento trasversale in continua evoluzione. Anticipata nel novembre 2022 dall’opera d’arte partecipata One Lovedell’artista Norma Jeane nello Spazio delle Culture, si espande fino allo spazio pubblico: ad aprile 2023 verrà inaugurato il murale di Flavio Favelli nei cortili dell’ex Ansaldo. Il programma Rainbow prevede eventi in collaborazione con il Planetario e il Museo di Storia Naturale, e si arricchirà a maggio 2023 della Black Arts School Modality , una serie di workshop, ideati dalla curatrice americana Romi Crawford, volti a plasmare la conoscenza del Black Arts Movement”. Tanti gli artisti presenti alla mostra “Josef Albers, Shūsaku Arakawa, Cory Arcangel, Mirosłav Bałka, Giacomo Balla, Maria-Fernanda Cardoso, Judy Chicago, Amalia Del Ponte, Flavio Favelli, Laura Grisi, Aleksandra Kasuba, Auguste e Louis Lumière, John Mawurndjul, Kathleen Petyarre, Sinibaldo Scorza, Frank Stella, Diana Thater”. Ma quello che colpisce sin da subito è la luce naturale usata per completare l’installazione site specific di Cory Arcangel per lo spazio agorà: un enorme moquette arcobaleno che è stata generata dall’intelligenza artificiale che appunto sottolinea e completa come estrema sintesi , grazie ad un fenomeno ottico appunto, questa mostra sulla astrazione più bella della luce, l’arcobaleno appunto, ma attraverso non una astrazione digitale fine a se stessa, tramite un oggetto concreto, capestabile, di uso comune e “diffuso”, perchè molto grande, reso immenso dalla bellissima struttura del Mudec che lo ospita e la luce naturale che lo invade. Come in un precedente articolo sulla luce di Lucio Fontana, la luce non diventa soltanto oggetto di una progettazione, in questo caso, “architettonica” del museo, ma vera sintesi dell’opera dell’artista che lavora in termini di irragiamento e di orientamento, esattamente come l’arcobaleno, nel cielo, fa, ma stavolta, per terra, su di un tappeto moquette. Grazie all’uso consapevole della luce naturale, il lavoro sui colori dell’intelligenza artificiale si riappropria della dimensione vitale, usando l’uomo come sensore, appunto. Concludendo, sicuramente da segnalare su questa visione innovativa , anche il bellissimo progetto alla base della mostra, di una nuova rivista monografica MU, acronimo di Mudec United ,il cui primo numero in lingua inglese, in uscita in questi giorni è interamente dedicato proprio a questa mostra. Il volume, presentato insieme alla ristampa del catalogo originale della mostra americana del 1975 alla presenza dell’Assessore alla cultura della città italiana, pare quasi affrontare il mood della luce attraverso la percezione dell’uomo come “sensore”. I punti di vista che diventano dilatati, connessi, progettati dall’uomo in modo inedito, virtuale o reale che sia, anche attraverso ora una vera e propria “autonomia” del museo di raccontarlo al pubblico di esperti e non. Non catalogo dunque ma progetto editoriale, che vanta la collaborazione con la nota casa editrice Nero Editions ma che in questo caso raccoglie contributi anche di nomi della cultura e dell’arte famosi e prestigiosi per approfondimenti e confronti inediti, come gli stessi punti di vista sulla mostra approfondita nel primo numero.
Progetto proiettato al futuro, unico in Italia questo, nato nella vicina Milano che si conferma in continuo fermento. Se da una parte infatti nascono “reading room” nelle zone più proiettate nel futuro della metropoli italiana (come quella sita in via mincio , nel cuore del nascente villaggio olimpico 2026 che curava anche un programma radio in podcast sull’argomento) ovvero posti dove appunto queste riviste internazionali possono essere acquistate e sfogliate , ora nasce anche questa nuova rivista sulle culture, dove la capacità di rendere visibile l’invisibile ridefinisce sistemi, modalità di lettura, visioni editoriali e museali sempre di più in linea con la direzione illuminata del museo. Cercando forse idealmente, nel mood della luce appunto, un primo modo per accendere “la luce” su una visione di “un nuovo contemporaneo”. Attento sempre più alla vita ed all’uomo ma da inediti punti di vista in cui riconoscersi. Come appunto fecero le civiltà antiche. Quando senza strumenti, vedevano ed interpretavano i segni nel cielo. E guarda caso, uno tra questi, è appunto il bellissimo fenomeno dell’arcobaleno e dei colori che da “dea serpente”, nei secoli è diventata oggetto di studi di ottica sempre più complessi e sempre più scientifici, che ora come allora, non ha perso però il suo senso emozionale, artistico, umano e culturale. Nel mood della luce. Appunto.
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