L’acronimo sta per «Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni».
Una delle branche più importanti della nostra amministrazione federale per vastità, eterogeneità e relativo impatto sul Paese.Comprensibile l’apprensione della sinistra al fatto che la direzione del Dipartimento sia passata nelle mani di un UDC. Comprensibile, per ché l’orientamento centralizzatore e statalista dura nel Dipartimento da11998 con tre forti personalità che si sono succedute alla testa.
Due socialdemocratici, Leuenberger e Somma ruga, per convinzione, una Leuthard per convenienza e tatticismo. Allarme esagerato. La nostra democrazia è caratterizzata da onde lente e l’orientamento dei 2.285 funzionari del Dipartimento non è facile da cambiare. Inoltre strenua sarà la difesa di piccoli o grandi feudi in un’amministrazione che eroga 12,5 miliardi di franchi all’anno.
Comunque sarebbe utile che al di là di pregiudizi e difesa di interessi ci si rendesse conto che mondo e realtà negli scorsi decenni sono pesantemente mutati e che un approccio meno condizionato da orientamenti ideologici e pregiudizi politici e maggiormente cosciente dei mutamenti sarebbe opportuno. Nei trasporti ci si dovrebbe staccare dallo stereotipo «ferrovia buona, auto cattiva, bicicletta ottima», tenendo conto della funzione dei primi due mezzi anche per l’economia. Il giudizio dovrebbe venir rigidamente correlato al calcolo dei costi diretti ed indiretti originati, giudizio facilitato dalle possibilità di rilevamento odierne.
Siamo un popolo di sussidiati che sussidiano, mentre sarebbe corretto che ognuno paghi per ciò che consuma evitando che l’automobilista si faccia carico dei fruitori del treno (o altri veicoli pubblici) e quest’ultimi paghino per le autostrade che non utilizzano. Riservata la doverosa solidarietà.
Il Professor Eichenberger, noto economista svizzero, argutamente fa presente chei 5 litri di benzina per 100 Km di un’auto originano 12 kilogrammi di emissione di CO2 da ripartire sul numero dei passeggeri, il ciclista per la stessa tratta in bicicletta necessita 2.500 kilo-calorie originate da nutrimenti, pure fonte (per la produzione) di emissioni, secondo lui maggiori pro capite.
Nell’ambito dell’energia ci è stato venduto con molto zelo e complicità politiche il libro dei sogni «Energia 2050», all’origine di molte difficoltà attuali. Argomento sul quale si dovrà tornare ma che non si può risolvere con affrettate leggi basate sul concetto del sussidio facile.
Nell’ambito delle comunicazioni, per quanto concerne i media, trovo piuttosto singolare proporre – come è stato il caso, fortunatamente senza successo – di sussidiare editori quali Ringier, TX Group, NZZ e CH Media che nel 2021 hanno complessivamente realizzato 330 milioni di franchi di utili.
Vero è che il potere ama fare il mecenate attendendo in contropartita un atteggiamento comprensivo, ma queste complicità sono sempre nocive come ha dimostrato il trattamento di favore della Ringier da parte dei collaboratori del Consigliere federale Berset.
Singolare e grave è la situazione della televisione (SSR). Singolare, perché siamo una democrazia nella quale non si può esprimere il proprio interesse o meno per i programmi abbonandosi, ma si è obbligati, anche se non si possiede un televisore, a pagare una tassa annuale per mantenere la struttura indipendentemente dal valore delle emissioni. La tranquillità delle entrate grazie alla tassazione è pericolosa perché potrebbe portare a rimandare l’urgente necessità di ristrutturazione. La concorrenza ed i mezzi di Netflix e compagni e la possibilità per il pubblico di vedere (spesso in anticipo) su 100 o forse più canali gratuiti le stesse storie di poliziotti o ospedali americani condannano l’attuale impostazione.
Un’offerta illimitata di notizie, attualità, commenti, giudizi stranieri, non può però non venir accompagnata da un commento svizzero sugli stessi temi. Questo il nuovo ruolo con grosse esigenze di equilibrio e competenze.
I suggerimenti per nuovi approcci del DATEC nei diversi campi non vogliono essere espressioni di sola critica al lavoro passato. Tra l’altro non possiamo dimenticare che al Dipartimento va il merito della realizzazione di un’opera eccezionale e di valenza europea che si chiama NFTA, per la quale la Svizzera ha sborsato 23 miliardi di franchi, dando il maggior contributo allo sviluppo del corridoio Rotterdam-Genova. La Germania, con una rete ferroviaria piuttosto disastrata,è in pesante ritardo per la sua parte di lavoro. La Svizzera ha finanziato con 280 milioni di franchi gli adeguamenti necessari sulla tratta italiana per Luino ma resta ancora la strozzatura per quella tra
Milano e Chiasso per la quale pare qualcosa si stia finalmente muovendo. Oltre a ciò il DATEC gestisce il passaggio annuo di 860.000 autocarri dalle Alpi svizzere con notevole alleggerimento per Francia e Austria. Forza Cassis, ricordiamole queste cose, anche se non hanno effetto, ai signori di Bruxelles quando ci prendono a pesci in faccia.
Il cambio di direzione del Dipartimento potrebbe essere l’occasione per una revisione e attualizzazione dei criteri di gestione di settori di vitale importanza per il Paese. Cosa ricorrente in ogni azienda ben diretta che vuol rimanere all’altezza dei tempi. E per finire con due occhi, quello di sinistra e quello di destra, si evitano forme di strabismo.
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