Ecco che a distanza di vent’anni, ritorna a Vevey un evento tanto tanto atteso quanto affascinante: “La Fête des Vignerons” (FeVi). Per alcuni ragazzi è la prima volta; per altri pensionati, la quarta, ma il cambio generazionale non è importante. L’importante è andarci con lo spirito giusto. Io, alla mia prima Fête des Vignerons, sono partita con buone aspettative. Sì, perché il nome del regista Daniele Finzi Pasca è ormai più che conosciuto a livello mondiale, e sapere che è ticinese, ci rende orgogliosi.
L’arena, ideata da Hugo Gargiulo (che è anche lo scenografo della FeVi), è stata costruita in tempi molto stretti (circa quattro mesi) sulla Place du Marché, ha un’area di 17’000 m2 e può ospitare fino a 20’000 persone.
Lo scenario che la circonda, la rende poi ancora più affascinante, tra il lago Lemano e le montagne.
Lo spettacolo esiste in due versioni: quello “diurno”, dove risaltano di più i magnifici costumi di Giovanna Buzzi, e quello “notturno” dove invece si possono maggiormente ammirare i giochi di luci sul pavimento luminoso Led di 800 m2, , ideati dal video Designer Roberto Vitalini, o alcune coreografie ad effetto come per esempio i soldati con le lance-neon.
A fare da fil rouge a questo spettacolo, la cui preparazione è durata sette anni, sono: Julie, la bambina con le trecce che ricorda un po’ Heidi, e suo nonno. Tramite loro, gli spettatori ammirano il racconto di un anno di vita della vigna. A volte attraverso i sogni di Julie, altre volte attraverso episodi della vita contadina come quando le carte da gioco prendono vita attraverso i figuranti (e qui c’è anche un riferimento ad “Alice nel paese delle meraviglie”). I 5’500 figuranti (praticamente tutti volontari) si dividono tra venti scene che ci mostrano il lavoro nelle vigne. Dalla potatura, ai cambi stagionali, passando anche da scene conviviali e sociali come il matrimonio, o la festa di Saint-Martin.
Una sensibilità particolare in questo spettacolo, è stata inoltre quella di integrare nella scena dello “strappo”, con degli acrobati che saltano nel fuoco, anche dei disabili in sedia a rotelle. Per la prima volta inoltre, il ruolo del “messaggero con la gamba di legno”, è stato interpretato da una donna, la campionessa paraolimpica, Sofia Gonzalez.
La scena infatti mostra l’arrivo di quaranta mucche (di tre razze svizzere), accompagnate nell’arena dalla confraternita dei Vignerons, e dal canto le “Ranz des Vaches”, scritto nel 1921 da Joseph Bovet e riproposta tradizionalmente durante les Fêtes des Vignerons, in cui il termine mucca, viene ripreso nella versione celtica “Lyoba”.
È stato uno spettacolo che ha senz’altro regalato emozioni sia al giovane pubblico, che a quello adulto, e che verrà ricordato negli anni. Per chi non l’ha ancora visto, affrettatevi, c’è tempo fino a domenica 11 agosto, altrimenti bisognerà aspettare altri 20 anni… 😉
Laura Lucini
Testo e fotografie (copyright) di Laura Lucini
Apollo nell'Eden: in questi giorni a Lugano, alla fiera dell'artigianato e del lusso YouNique, nella…
In questo giorno di riflessione e di lutto vi proponiamo una celebre poesia, che suona…
D’ora in poi anche il Nicaragua, dopo aver bruscamente interrotto le relazioni con Taiwan, ha…
Due anni or sono avemmo il maestro Tong, oggi abbiamo il maestro Wang. La Cina, la grande Cina, antica…
Ripesco questa intervista (2019) e ci aggiungo un complimento. Ticinolive da tempo si mostra scettico…
Il Reggente di Francia dal 1715 al 1723 fu Filippo d'Orléans (1674-1723), nipote di Luigi…
This website uses cookies.