La prossima settimana sarà tra quelle più significative per Donald Trump dopo anni di polemiche, scandali e potenziali crimini che lo circondano. Il rinvio da parte del Comitato 6 gennaio al Dipartimento della Giustizia per le cause penali, aumenteranno infatti i suoi guai.
Dopo aver approvato il rapporto finale, il Comitato del Congresso che indaga sull’attacco del 6 gennaio al Campidoglio degli Stati Uniti, ha raccomandato di intentare una causa sulle accuse di insurrezione, ostruzione di un procedimento ufficiale del Congresso e cospirazione per frodare gli Stati Uniti.
Inoltre ieri sera il Comitato, guidato dai Democratici, ha votato a favore per iniziare nei prossimi giorni a rilasciare al pubblico le informazioni sulle dichiarazioni dei redditi dell’ex presidente, segnando la fine di una battaglia pluriennale per tenere nascosti i suoi rendimenti.
Che Donald Trump abbia evitato di pagare le tasse con pratiche discutibili, non è più una novità ormai. Già nel 2020, il New York Times aveva dettagliato alcuni discutibili movimenti contabili in una serie di articoli sui quali si sono basati anche gli investigatori, dimostrando che non aveva mai pagato imposte federali sul reddito per 11 dei 18 anni esaminati.
Le affermazioni di Trump durante la sua carica di presidente, riportavano che tutto era sotto controllo e di non poter rilasciare le sue dichiarazioni dei redditi. Una questione che contraddice le politiche obbligatorie dell’Internal Revenue Service, l’Agenzia governativa deputata alla riscossione dei tributi, le quali prevedono audit annuai obbligatori dei presidenti in carica. Non esiste una vera legge che lo rende obbligatorio ma è sempre stata una regola. Durante il mandato di Trump tuttavia l’audit è stato fatto soltanto una volta.
I rapporti rilasciati dal Comitato sono pieni di gergo tecnico fiscale, ma hanno sollevato il dubbio che le dichiarazioni delle imposte di Donald Trump sono state preparate con metodi di elusione fiscale assortiti e complicati. Dubbi che gli esperti fiscali scioglieranno nei prossimi giorni.
Il Dipartimento di Giustizia sta indagando anche sulla cattiva gestione da parte di Trump dei documenti presidenziali e del materiale classificato dall’FBI. Le nuove informazioni fiscali si aggiungono alle varie cause pendenti, in un momento in cui l’ex presidente non dispone più di quell’immunità che la presidenza gli aveva concesso. Il rinvio del Congresso al Dipartimento della Giustizia non obbliga i pubblici ministeri ad agire, ma alcuni consiglieri di Trump sono preoccupati. Le accuse sono in gran parte simboliche, ma l’impatto sull’opinione pubblica può avere un effetto indiretto sulla presentazione delle accuse. Le prove raccolte sembrano convincenti.
Tuttavia, il rinvio al Dipartimento di Giustizia potrebbe stimolare Trump a lottare con più forza per la prossima candidatura alla Casa Bianca, anche se secondo gli ultimi sondaggi i repubblicani si stanno allontanando sempre di più da lui. La maggioranza degli elettori americani che propendono per il Partito Repubblicano, pensano difatti che qualche altro candidato dovrebbe prendere il suo posto alle presidenziali del 2024.
Ci sono molte domande senza risposta sulla misura in cui Donald Trump fosse finanziariamente legato a potenze straniere prima e durante la sua presidenza.
Risultano donazioni di beneficenza e molte altre deduzioni, i prestiti concessi ai figli. Le maggiori informazioni sulle finanze di Trump saranno un promemoria del modo in cui ha giocato con la sua ricchezza e i suoi interessi commerciali mentre era al potere.
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