Questo è il primo articolo di Nataliya per Ticinolive. La mia viva speranza… è che non sia l’ultimo!
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L’acqua come fonte della vita, come disgrazia e come specchio della realtà. Questo, in essenza, il significato dell’opera dell’artista Belo, un mosaico composto da 66.000 bicchieri d’acqua piovana colorata artificialmente; per sensibilizzare il mondo sollecita e risveglia la civiltà simboleggiando le impurità che in essa si trovano nelle varie parti del mondo. L’immagine globale che ne risulta è quella di un bimbo nel grembo materno, e l’accostamento non poteva essere più pertinente, poiché evidenzia l’importanza che ha l’acqua fin dal principio della vita.
A questo modo l’arte eco sostenibile nell’esperienza di Belo diviene, quindi, un motore necessario di interazione e di dialogo, uno strumento di trasformazione sociale. Non solo oltrepassa il terreno dell’estetica per entrare in quello dell’etica e delle idee, ma arriva ad assumere delle responsabilità reali e concrete manifestando la più alta espressione umana di creatività e di fantasia, momento unico che permette di esteriorizzare tutta la sconfinata interiorità dell’artista.
L’acqua, sostanza che determina e riempie la vita nelle sue diverse forme, ed entra con prepotenza nelle vicende umane e sociali della nostra terra, dev’essere assaporata e sentita sulla pelle attraverso l’emozione della semplice osservazione. Occorre semplicemente ricordarsi che l’acqua il composto più diffuso in natura: la Terra su cui viviamo per il 71% della sua superficie è coperta di Acqua, e il nostro organismo ha come costituente principale l’Acqua, che rappresenta mediamente il 70% del suo peso. È tanto indispensabile per la vita umana, che da sempre è stata oggetto di rappresentazione da parte dell’uomo, ispirando il suo interesse nei diversi campi della civiltà: nella mitologia, nella letteratura, nella musica, nel teatro, nell’arte in genere.
Dovrebbe essere lasciata “sgorgare” una nuova cultura, da diffondersi in ogni settore della vita dell’umanità: la cultura dell’acqua come bene comune mondiale; la cultura del contenimento degli sprechi, che fa aumentare la ricchezza, e del contenimento dei consumi, che è segno di solidarietà; la cultura della difesa dell’acqua dagli inquinamenti; la cultura dell’applicazione “intelligente” dello sviluppo scientifico che meno inquina e meglio impiega; la cultura della solidarietà collettiva economica ed ecologica.
Riuscireste a immaginare di trovarvi nella condizione di dover chiedere a vostro figlio di camminare per miglia e miglia sotto il sole battente, andando alla ricerca d’acqua per poi riportarla a casa? Provate anche a immaginare di dover pregare che la vostra intera famiglia non s’ammali bevendola!
Ecco quel genere di problemi quasi impossibili da comprendere dall’esterno, che genitori di tutto il mondo si ritrovano invece ad affrontare ogni giorno, e che sono quindi in grado di mettere in luce quella che è la disperata realtà della crisi globale dell’acqua e dell’igiene. Acqua pulita e un’igiene appropriata rappresentano i pilastri di una vita sana, e tuttavia su questo pianeta solo una persona su tre è in grado di accedere a uno dei due, o a entrambi. Ed è così che il tema dell’opera eco sostenibile di Belo, un motore di interazione e di dialogo, nata dall’idea della trasformazione sociale responsabile, di una rimessa in discussione del mondo, non intesa in termini rivoluzionari, ma di evoluzione, sottolinea la crescente rilevanza mondiale della scarsità d’acqua e la necessità di una maggiore integrazione e cooperazione locale ed internazionale al fine di assicurare una gestione sostenibile, efficiente ed equa delle scarse risorse idriche. Per affrontare questa sfida del secolo si dovranno trovare modi più efficaci per conservare, usare e preservare le risorse idriche del pianeta. Sulla spinta di molte energie, tale secolarizzazione per via socio-politica dell’arte non regge più. L’arte eco sostenibile esprime e indaga la vita in tutte le sue dimensioni, in un’appassionata ricerca di senso. Lo ha sempre fatto, e il valore sociale di un’opera non dipende dall’aggettivo. Un’arte programmaticamente “sociale” come questa, che si mette al servizio della natura o viceversa, rischia di essere inutile, per paradosso, proprio alla società. Troppe le domande, le ferite, le inquietudini sul destino, sul senso del vivere e dell’amare, sull’abisso, sul morire e sul nascere che vivono nel cuore e nella ragione degli uomini e degli artisti.
Nataliya Shtey Gilardoni
Guarda il video:
https://m.youtube.com/watch?v=A5lnJYmCvY0
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