Ticino

Direttore delle medie arrestato: risposte e qualche polemica alla seduta del Gran Consiglio

Ieri, nel corso della seduta del Gran Consiglio, il consigliere Manuele Bertoli ha risposto alle interrogazioni riguardanti l’arresto del direttore di una scuola media di Lugano, accusati di fatti sessuali con fanciulli. 

Il direttore del DECS ha definito inaccettabile quanto successo e ha sottolineato che il docente in questione ha presentato le sue dimissioni retrodatate alla data di arresto. L’inchiesta chiarirà come mai le segnalazioni da parte dei genitori non sono arrivate fino al Governo ma Bertoli ha anche chiarito le voci sul presunto trasferimento del professore sono false: “È un docente di latino. E questa materia non ha l’abilitazione ogni anno. È entrato nel mondo scolastico nel 2009 ma ha terminato la sua formazione solo nel 2018. Fino a lì non era né incaricato né nominato. In quegli anni prendeva le ‘ore che rimanevano’. E per questo aveva cambiato sede da Breganzona a Lugano”.  Ha inoltre specificato che se ci fossero stati dei campanelli d’allarme di cui tanto si parla, non sarebbe mai stato assunto. 

L’uomo inoltre pare avesse delle ottime valutazioni ed è proprio pere questo che era stato nominato direttore. Ottime erano anche le valutazioni ricevute per il suo discusso lavoro di diploma. 

Per quanto riguarda la chat di WhatsApp Bertoli ha specificato che si tratta di una piattaforma il cui utilizzo è fortemente scoraggiato dal Dipartimento: “L’uso di quella piattaforma necessitava di un’autorizzazione che non è mai stata chiesta e quindi non è mai stata concessa”. 

Nel corso della serata c’è stato anche un momento di tensione, relativo a una dichiarazione del consigliere riguardo alla violenza e al consenso.  Simona Arigoni Zürcher dell’MPS si è espressa in merito: “Non va assolutamente va bene. Chiedo che un consigliere di Stato non parli di consenso e di mancanza di violenza, perché così non è”. Bertoli ha spiegato la sua posizione dichiarando che non era sua intenzione sminuire il fatto: “Non voglio diminuire la colpa di quello che è stato fatto”, ha replicato Bertoli. “Quando il procuratore pubblico apre un incarto segnala un reato. Quando c’è un elemento di violenza nel senso stretto del termine, il reato è diverso, la colpa è diversa, la pena è diversa. Non volevo assolvere nessuno o dare giudici di valore. Il reato ipotizzato non è quello che prevede elementi di violenza in senso stretto”. 

MK

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