DANIELA PATRASCANU sarà ospite del festival letterario Poestate, venerdî 31 maggio con inizio alle 18.45 circa.

Un’intervista di Francesco De Maria.

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Francesco De Maria  Daniela Patrascanu è una poetessa e pittrice residente a Lugano, conosciuta anche come personaggio televisivo di Borotalk, talk show diversamente serio della RSI. Come vivi questa esperienza?

Daniela Patrascanu  Borotalk è una nuova avventura in cui ho accettato di lanciarmi dopo due anni di pausa dalla vita mondana e approccio alla spiritualità. Un ciclo si era chiuso e un altro si è aperto in seguito. Ero diventata al 60% introversa ed ora sono al 62% estroversa, dopo 5 mesi di televisione. Non è un’ambiente nuovo per me, nel senso che ho partecipato in altre trasmissioni televisive in Italia, ma nuova era l’atmosfera con la produzione e il team. È stato tutto molto fluido, divertente e interessante, ne esco arricchita mentalmente ed emotivamente come da tutte le esperienze che decido di intraprendere. Quelli che mi conoscevano già mi hanno detto che ero nel mio ambiente e che sembravo a casa mia, molto disinvolta. Quelli che mi hanno conosciuta attraverso il piccolo schermo mi hanno dimostrato il loro affetto e la loro ammirazione fermandomi per strada per salutarmi e complimentarsi con me, scrivendomi dei feedback molto lusinghieri, invitandomi in vari contesti per poter approfondire nuove amicizie.

Dunque hai saputo metterti in luce come personaggio televisivo di successo. Il tuo stile è fantasioso e provocatorio. Come riesci a catturare l’interesse del pubblico?

Il mio stile ormai riconoscibile è quello di una donna fuori dalle righe, con una personalità complessa. Sono esuberante e diretta ma anche misteriosa e intrigante, ho una bella presenza e un bel portamento ma anche una bella dialettica e cultura, a volte potrei sembrare saccente e spesso risultare sarcastica. Sono educata, non alzo la voce e non parlo sopra, non rubo gli spazi altrui e non insulto mai, ma dico la mia opinione con calma, fermezza e convinzione. Ho il mio stile di eleganza seducente che mi distingue e riscuote grande interesse nel pubblico maschile. Ho vari talenti e doti, un ampio bagaglio di esperienze degne di un romanzo – che sto scrivendo, del resto – e la mia saggezza può aiutare molte persone meritevoli. Ecco, una breve scheda, può bastare, suppongo.

Ora parliamo di Poestate, dove sei stata invitata a parlare del tuo libro “Un mondo migliore”. Come nasce una poesia?

La poesia nasce da una forte emozione positiva o negativa, da una situazione degna di essere immortalata, da un sogno, da una percezione. La prima poesia l’ho scritta a 15 anni e a 16 anni ne avevo già alcune pubblicate sui giornali. È stato un periodo importantissimo della mia vita, in cui mi sono affermata anche con la recitazione ed ho avuto un successo immediato e appagante. Tutto quello che avevo interiorizzato era uscito alla luce nei migliori dei modi. A Poestate sarei potuta andare già 7 anni fa, quando ho conosciuto Armida Demarta, organizzatrice dell’importante evento. Ero già lanciata come poetessa, avevo pubblicato alte poesie e avevo pure preso qualche premio, ma ancora non esisteva il libro.

Cosa mi dici dell’ambizione di pubblicare un libro?

Non si tratta di un’ambizione, bensì di una missione, diventata impellente l’anno scorso, quando ho sentito la necessità di raccogliere 49 poesie in un primo volume fatto a modo mio, con dei disegni e dipinti miei, per esprimere al mondo intero vari concetti nella speranza di poterlo migliorare. La missione e proprio questa: far aprire gli occhi, la mente e il cuore a determinate persone per contribuire insieme. E devo dire che ho avuto moltissime e inaspettate soddisfazioni dai miei lettori, con tanto di feedback emozionanti.

“Un mondo migliore” è il tuo primo libro di poesia, ma sicuramente non ultimo…

In effetti, c’è in progetto la pubblicazione di altri due volumi. Si tratta di poesie scritte nel periodo della mia vita in Romania, che sto traducendo per poter far capire la mia adolescenza e giovinezza in un contesto di doppia dittatura, quella di Ceausescu e dei miei genitori autoritari. Sono liriche molto profonde che lasciano il segno. Quando ho ritrovato i due quaderni e ho riletto dopo tanti anni quello che avevo scritto in quei momenti drammatici mi sono chiesta “Ma chi ero?!?”. Sembro un personaggio kafkiano, completamente diversa dalla persona spumeggiante di adesso.

Esclusiva di Ticinolive