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Alessia Piperno è l’italiana prigioniera in Iran

Una giovane donna di 30 anni, romana, di nome Alessia Piperno, è stata arrestata da 4 giorni in Iran. Il suo grido disperato: «Aiutatemi a uscire»

Aveva solidarizzato con le proteste delle donne iraniane scoppiate in seguito all’uccisione di Masha Amin per opera della polizia iraniana; poi, per il suo compleanno, Alessia era partita – in carne ed ossa – per l’Iran. In “terra nemica” aveva pubblicato una sorta di reportage sul suo profilo Instagram, scrivendo: “qui la gente è stufa di essere un burattino, ecco perché migliaia di persone stanno scendendo nelle piazze a protestare. Stanno manifestando per la loro libertà”.

Da quattro giorni, però, la viaggiatrice era stata inghiottita dal silenzio. Poi, una telefonata arrivata ai suoi genitori, da Alessia in persona: “Mi hanno arrestato a Teheran” ha detto la ragazza tra le lacrime “Vi prego, aiutatemi”.

La giovane ha raccontato di aver fatto «il diavolo a quattro» per ottenere il permesso di fare una telefonata, grazie a un telefono prestatole da qualcuno. “Sto bene” ha detto poi “ma qui ci sono persone che dicono di essere dentro da mesi e senza un motivo, temo di non uscire più, aiutatemi”.

Tre giorni fa Amnesty International aveva denunciato l’arresto di 9 stranieri considerati «complici» dei manifestanti e aveva anche rivelato che fra loro c’è un italiano, che adesso si è scoperto essere Alessia Piperno, come confermato anche dalle autorità islamiche dell’Iran.

Alcuni iraniani stanno in queste ore solidarizzando con la prigioniera, scrivendo anche “Bella Ciao”.

Adesso, i genitori di Alessia, Alberto e Miriam, si sono rivolti alla Farnesina che sta seguendo il caso. Tuttavia, non è ancora chiaro in quale carcere la ragazza sia trattenuta.

Il padre ha dichiarato all’Ansa di essere “molto preoccupati” perché “la situazione purtroppo non va bene. Dopo la telefonata dal carcere di ieri da parte di Alessia non abbiamo più avuto altre notizie, non l’abbiamo più sentita”.

In Iran, la repressione feroce continua a sedare nel sangue le rivolte contro il regime dittatoriale islamico.

Alessia era in Iran assieme a un amico francese, un polacco e una ragazza iraniana; era in Iran da due mesi, in attesa del visto per rientrare in Pakistan, dove aveva già trascorso diverse settimane. Non riusciva, però, ad andarsene, come aveva scritto su Instagram. Era stata sentita dal papà il giorno del suo compleanno, cioè mercoledì scorso, lo stesso in cui, nel pomeriggio, era stata arrestata.

Grande viaggiatrice, lavora online su una piattaforma (un ufficio di viaggi), era stata anche in USA, Islanda Australia, Honduras, Nicaragua e Panama. Il papà, libraio e titolare della libreria Di Libro in Libro, nel quartiere di Colli Albani, ha dichiarato al Messaggero: “«Nostra figlia è una ragazza spinta dall’amore per la conoscenza delle culture e dei popoli. La sua felicità è nel viaggiare. Se la sa cavare in tutte le situazioni, ma non è una spericolata. Anzi è sempre molto attenta e animata da un grande rigore morale. Non tocca alcolici o, peggio, droghe. Per questo, a maggior ragione, non sappiamo spiegarci che cosa possa essere successo”.

Relatore

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