Primo piano

La generatività dell’arte come ordine e caos di Cristina T. Chiochia

Davanti agli occhi dei grafici scorre costantemente un flusso di ogni tipo di eventi. E punti di vista anche molto lontani tra di loro. Quindi se di arte “generativa “bisogna parlare, sicuramente lo si dovrebbe fare con la generatività della grafica. La generatività è un concetto ampio che sta tornando di moda in questo periodo. Genatività sociale in primis. Ma se di generatività nell’arte si può parlare,  anche a quelle  situazioni naturali e sociali che sono anche “visioni” dell’ambiente, tra ordine e caos. In Italia come dall’altra parte del mondo, in Giappone. Non a caso è stato presentato a Milano un bel libro, dove le alterazioni biologiche, paesaggi, distruzioni, scoperte scientifiche, rappresentazioni teatrali, sfilate di moda, concerti, mostre, avvenimenti sportivi, promozioni culturali e commerciali, pianificazioni urbanistiche, congressi, nuovi font tipografici sono stati raccolti tutti. “L’arte del manifesto giapponese” di  Gian Carlo Calza con la collaborazione di Elisabetta Scantamburlo è insomma un volume più completo, finora mai realizzato, sul graphic design giapponese e presentato in Italia presso il museo ADI Design Museum di Milano mercoledì 11 Maggio è stato presentato un interessante volume edito da Skira editore proprio su questo tema. O come recita il comunicato stampa :”vale a dire quanto trascorre davanti allo sguardo di tutti continuamente durante la giornata con gli strumenti di comunicazione di massa. I grafici li registrano, li interpretano, li ricreano e li comunicano in mille modi con il loro lavoro e i loro strumenti: libri, periodici, illustrazioni, pieghevoli, biglietti, iscrizioni, decorazioni sui materiali e oggetti più vari, per non parlare di ogni tipo di video o dei canali e dei siti della rete”. E tutto questo dal punto di vista del Giappone. Difficile dire quale tra questi linguaggi sia quello dominante. Prosegue il comunicato “il manifesto però ancor oggi sembra godere di una posizione privilegiata in Giappone, nonostante l’avanzatissimo livello di sviluppo raggiunto dal paese nel campo tecnologico e informatico. Attraverso la presente, vasta selezione di artisti e di opere, questo volume copre una settantina di splendidi anni della storia del manifesto giapponese, una forma d’arte di pari dignità delle altre. Il volume – che risulta il più completo sull’argomento finora mai pubblicato – vuole colmare una lacuna sulla storia della grafica giapponese, quella relativa ai primi due decenni del nuovo millennio, raccontando da un lato il passato, con l’opera dei grandi maestri, e dall’altro esplorando nuovi nomi e tendenze”.
Un modo forse nuovo ed inedito di presentare la generatività come anello di congiunzione tra culture e facendo del termine “arte generativa” uno spettro più ampio in modo che anche il prodotto dei manifesti, possa determinarsi come opera con caratteristiche  che altrimenti richiederebbero altre decisioni, per esempio di un artista. L’artista come testimone, essere umano e la macchina che produce , tra ordine e caos.

Relatore

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