Michael Sfaradi, autore del nuovo romanzo Operazione fuori dagli schemi, si racconta a Ticinolive
Eccoci qua, con il suo nuovo romanzo, Operazione fuori dagli schemi. Una spy story per raccontare verità inquietanti?
Diciamo una spy story che racconta fatti accaduti che nel tempo sono entrati nella storia, fatti in parte ignorati dalla grande stampa ma che hanno segnato dei momenti difficili che avrebbero potuto assumere finali diversi e molto più tragici.
Una trama complessa, ma raccontata con fluidità. Capacità di scrittura innata?
Secondo me il segreto di un autore è quello di scrivere in modo da arrivare a tutti, io faccio del mio meglio e dalla domanda capisco che forse sono riuscito nell’intento.
Quanta ricerca c’è dietro a un romanzo che prende spunto da un fatto realmente accaduto?
Tanta, per adattare una trama di fantasia alla cronaca è essenziale conoscere tutti i particolari noti e per farlo la ricerca è essenziale. Per assurdo la lettura dei documenti, quando c’è la possibilità di farlo, e ritrovare sia tutte le notizie note sia quelle non pubblicate, può prendere molto più tempo della stesura stessa del romanzo.
Da giornalista a scrittore. Due attività correlate o distinte?
Due attività che dovrebbero rimanere distinte e separate ma che in alcuni romanzi si sono incontrate. Oltre che per ‘Operazione fuori dagli schemi’ lo stesso è accaduto anche per ‘Mossad Una notte a Teheran’, per ‘Stinger’ e per ‘I lunghi giorni della Arctic Sea’, (questi ultimi due ormai fuori catalogo ma che spero siano ristampati in tempi brevi). Questo è dovuto anche dal fatto che molte notizie, anche importanti, non si riescono a pubblicare per mancanza di prove che giustifichino la notizia stessa. Stando così le cose l’unico modo per farle arrivare al grande pubblico è per mezzo della narrativa.
Due anni fa, quando la intervistai per Una notte a Teheran, lei mi disse che “in Piazza Palestina a Teheran c’è un orologio che conta il tempo rimasto prima della distruzione di Israele”. C’è ancora? Come si è evoluta, in un anno, la situazione?
A partire dal primo reattore nucleare che fu distrutto nel 1981 a Osirak in Iraq ‘Operazione Babilonia’, operazione sulla quale faccio molti accenni in questo romanzo, passando per il reattore siriano di Al Kibar, tema principale del romanzo, fino ad arrivare al programma nucleare iraniano, che è stato al centro del mio precedente romanzo, nel mondo arabo la voglia di nucleare è sempre molto alta. Togliendo i veli del politicamente corretto è facile capire quale sarebbe l’uso che verrebbe fatto di un’eventuale arma nucleare.
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