Arte

I dipinti e i disegni di Cahn in mostra a Milano di Cristina T. Chiochia

Guardare la profondità della storia come un mattatoio.

Torna la Svizzera in Italia con la pittrice Cahn Miriam durante l’art week milanese.  Quasi a voler sintetizzare iI momento presente della “vergogna!” , come spesso è stato definito  nel tempo, volumizzandolo. Ma che nel caso della mostra su Miriam Cahn , artista svizzera nata Basilea ed ora in mostra alla Fondazione ICA di Milano con una personale, diventa “Gezeichnet” rendendolo prospettiva. Io narrato e narrante insieme. Ma chi è questa pittrice che fino al 28.05 viene ospitata nella vicina Milano? Molti la ricordano perchè nel 1984 rappresentò la Svizzera alla Biennale di Venezia. Ma è molto di più. E’ una donna. Sicuramente un concentrato di temi sul femminismo.

Sull’essere donna, sul perdersi nell’idea di donna. Ed ecco che tra seni, gambe, virilità mai nascoste ma cosi evidenti da poter essere quasi violate in tele immense il sesso femminile e maschile si offre al pubblico maestoso ed immenso. Rappresentazioni spesso pero’ non erotiche di organi sessuali ma che lasciano ansia e ben poco spazio all’erotico: si perdono nell’atto che riproducono: amplessi scomodi, senza benessere sessuale,  in un “farsi genere”che, come dice il comunicato stampa, diventa “da genere tradizionale e patriarcale è da lei capovolto in strumento di risignificazione del tempo presente e della storia europea globale”. Il studio studio. Non si dimentichi che Miriam Cahn ha studiato alla Schule für Gestaltung Basel di Basilea e che i suoi dipinti ed i suoi disegni, sin dai suoi esordi divennero piccoli “rituali”. Donne tra parto e ciclo mestruale quasi come trascendenza ed “anatomia” della vita tra corpi esili e sguardi evanescenti. Quasi a delimitare in una sorta di filo spinato, ciò che è e ciò che potrebbe essere.Tra le opere esposte “vicino all’acqua” del 2018 e “sulla neve”del 2021- E poi, l’irrompere dei colori. Da questa sintesi la mostra, che si snoda nei due piani della Fondazione ICA, sono insomma corpi esposti alla storia senza tempo. Violati Scioccati. Organi sessuali potenti ma spesso inutili. Solo potenti nell’irrompere dell’atto istintivo. I metodi non convenzionali che usa, poi, fanno il resto.

Come nelle stanze del secondo piano. In quel “nulla di spettacolare” ecco le sagome dei migranti morti annegati, quegli edifici che non esistono e che si vorrebbe chiamare “casa”, quel poco che appare come sgargiante ma è solo tono su tono di ocra ed azzurro sparso sul tema della morte come “sulla spiaggia” del 2021. Precarietà e coercizione. Vuoto. Passione ed amore? Chissà. Forse semplicemente esprimere il proprio essere donna. Ma in quell’essere incontrollabilmente come esseri umani, eteeo, evanescente. Ed ecco la potenza espressiva della politica e la scelta della sopravvivenza al femminile che dialogano; come un unico, sommo bene esistenziale attraverso l’appartenenza al genere umano. Colori cupi. Neri grigi,ma che per i colori della terra e del cielo, solidificano e diventano aerei ed enormi: i colori che sfiancano le forme come in una danza macabra. Micromostri ingiusti i carri armati.Quasi  decostruttrice di quell’orrore la donna, in una sorta di preghiara laica sulla maternità e l’appetito sessuale maschile che avvolge, umilia, mutila. E quindi una donna muta. Senza voce. No. Non per l’artista dove le persone e le vie umane sono invece come urli, echi di ombre che per giorni hanno implorato aiuto ma non si arrendono alla morte. Un aiuto che non è arrivato, come per i corpicini dei bambini dipinti straziati tra le mani di chi , forse, potevano e non hanno fatto, costruingendo lo spettatore a non guardare dall’altra parte stavolta.

Ecco. Il lavoro della Cahn è impossibile non guardarlo nella sua azione plastica. Arriva come un pugno allo stomaco o, come in un quadro esposto, come un pugno in pieno volto. Tra risorse e speranze per il futuro, pene e vagina si incontrano ma è solo come la natura che accoglie, la terra con il cielo o con il mare. Niente gentilezza. Solo onesta’ sull’orrore e lo scempio. Solo vite perdute. Ben piantate nella terra. E nella morte, che ricorda a chi scrive una nota poesia di Pavese. Connessioni di vita impossibile. Messaggio potente e, forse, di questi tempi straziati e strazianti, impossibile ma necessario. Per restare umani. Perchè l’amore c’è. Ci deve essere. Basta cercarlo.

MK

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