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Noi e l’Ucraina – di Tito Tettamanti

Correre del Ticino – 04.03.2022

Un effluvio di dichiarazioni, prese di posizione, espressioni di indignazione concernenti il rapporto Russia – Ucraina ci ha sommerso. Più le dichiarazioni si moltiplicavano, più aumentava il mio scetticismo sulla situazione
reale.
Riassumo le ragioni di questa mia sensazione:
Il figlio di Canevascini e altri ticinesi, in difesa dei loro ideali, ne1 1936 si sono arruolati con i repubblicani nella guerra civile spagnola. Secolo scorso, secolo di ideali e sfortunatamente anche di fanatismi ideologici. Domanda retorica: quanti giovani europei sono pronti a rischiare la vita per combattere per l’Ucraina? Putin è un dittatore e come tale si comporta. La lingua degli autocrati è la forza, il fine la sottomissione altrui. Ma gli accordi internazionali? Carta straccia. L’unica cosa che temono è la capacità di fare la guerra. Putin sa benissimo che in Europa nessuno vuole
affrontare un conflitto armato. Con apprezzabile progresso civile ci siamo accorti di quanto devastanti ed inutili
siano le guerre dalle quali nessuno esce vincitore. Purtroppo non tutti la pensano così.
Oltre a ciò i giovani degli Stati europei non sono disposti ad andare in guerra e gli stessi Stati super indebitati non hanno
i mezzi per attrezzare un esercito moderno e sostenere lo sforzo finanziario di un conflitto.
Sì, ma c’è la NATO. Nell’odierna realtà gli USA hanno perso interesse strategico per noi avendo gli occhi puntati sull’avversario asiatico, e nessun Presidente (specie se vuol venir rieletto e dopo l’’umiliante fuga dall’Afghanistan)  
è pronto ad inviare soldati al fronte per aver di ritorno le bare dei caduti.
Si è convinti che le odierne interconnessioni delle economie siano tali che sanzioni finanziarie ed economiche permettano di ricondurre alla ragione il Putin di turno evitando lo scontro armato. Parliamo di vera guerra economica con relativi costi e sacrifici per tutti i contendenti, non di sanzioni che dovrebbero colpire solo gli altri e che hanno poco effetto (vedi Iran). Questa la vera posta in gioco coscienti che efficaci sanzioni economiche e altre mosse determinano pesanti conseguenze negative anche per chi le emana.
La Russia copre il 40% delle importazioni di gas dell’UE e il 30% di quelle del petrolio. Chiudiamo i rubinetti? Il Cancelliere tedesco Scholz non può permettersi di tenere al freddo gli abitanti, chiudere le fabbriche e perdere voti, il
tutto con un grato pensiero alla Merkel che ha tolto alla Nazione l’alternativa dell’energia nucleare. Nel contempo
prezzi di petrolio e gas sono andati alle stelle con notevole impatto sulle nostre economie, incluse quelle domestiche
e con effetti inflazionistici.
Biden annuncia sanzioni devastanti: impedire alla Russia l’accesso al mercato di capitali, bloccare i 600 miliardi
di dollari di riserve estere della Banca centrale russa e impedirle di poter realizzare le 2.300 tonnellate di oro di cui dispone. Il debito pubblico russo però è in mani straniere solo per il 13% e la Russia non ha più emesso obbligazioni in dollari USA. Si sono espulse alcune banche russe dallo SWIFT, il sistema internazionale dei pagamenti. Ma non tutte per poter continuare a pagare gas e olio che dobbiamo comperare. Il Cancelliere Scholz ha congelato l’approvazione della messa in funzione della pipeline Nord Stream 2 per gas russo, impatto reale dubbio. Un gruppo tedesco investitore nel progetto ha già annunciato una causa di risarcimento di 800 milioni di curo. La Russia è importante esportatrice di grano (i prezzi sono già aumentati) e rifornisce l’industria manifatturiera di materiali essenziali quali l’alluminio, il titanio, il nichel ed il palladio. Le nostre imprese si troverebbero in grave difficoltà se venissero resi impossibili gli approvvigionamenti. Per il momento ci si   è schierati per sanzioni leggere, ma Biden anticipa passi più incisivi indispensabili per la guerra economica.
In tal caso lo scotto lo sopporta l’economia dei Paesi occidentali unitamente ai rispettivi abitanti. Meno gli USA. Siamo
pronti a pagare il prezzo? L’insipienza della classe politica europea che nel corso degli anni ci ha resi dipendenti energicamente dalla Russia di Putin è preoccupante.
All’implosione dell’URSS gli occidentali e più di tutti gli USA hanno compiuto tre errori. Hanno accettato di buon grado
che la Russia cadesse in mano ad una oligarchia cleptocratica basata su ex funzionari del Partito che hanno rapinato
le molte ricchezze del Paese. Parimenti, con il tipico errore dei vincitori, si è umiliata una Russia dimenticando
tradizioni ed una storia millenaria, creando amarezze che con gli anni riaffiorano e fanno il gioco dei demagoghi.
Il rapporto tra NATO e confini in quel mondo è  rimasto equivoco, lasciando la zona in una realtà  instabile.
Superata la pesantissima crisi odierna forse si dovrà  fare ciò  che è stato dimenticato,
un riordino di quella parte di Europa, che ci divide dalla Cina. Se le mie tesi e timori sono infondati, il primo ad
esserne lieto sarò io, altrimenti ci aspetta una pericolosa sgradevole instabilità.

Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata

MK

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