
Le esercitazioni militari annuali congiunte di Russia e Bielorussia, denominate GROM 2022 e iniziate sabato vicino al confine con l’Ucraina, sarebbero dovute terminare oggi (domenica), ma il ministero della Difesa bielorusso ha annunciato che le manovre continueranno estendendosi vicino al nord dell’Ucraina. Un atteggiamento considerato minaccioso da parte dei leader europei.
Le esercitazioni coinvolgono tutte e tre le componenti delle forze nucleari strategiche russe. Lo scenario è quello che un vettore missilistico sottomarino della Flotta del Nord, lancia un missile balistico intercontinentale (ICBM) contro un bersaglio presso il banco di prova nella penisola di Kamchatka, in estremo oriente russo, e un sottomarino nucleare della Flotta del Pacifico lancia un altro missile balistico intercontinentale contro il bersaglio di prova di Chizha nel nord della Russia.
Le forze missilistiche strategiche russe eseguono test di prontezza nucleare con l’addestramento al combattimento degli ICBM lanciando missili da crociera da terra e dagli aerei dell’aviazione a lungo raggio delle forze aerospaziali.
Durante un’intervista alla BBC, il primo ministro britannico Boris Johnson ha affermato che una guerra in Ucraina potrebbe essere “la più grande in Europa dal 1945”. Johnson ha avvertito che il mondo si trova “all’undicesima ora” per evitare un conflitto, affermando anche che qualsiasi invasione incoraggerebbe altri paesi a ricorrere all’aggressione militare.
Il commento arriva mentre Putin sta supervisionando dalla sala di comando al Cremlino le esercitazioni nucleari strategiche che aumentano il rafforzamento militare russo che circonda l’Ucraina. Alle osservazioni partecipa il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, che ha legato la sua sopravvivenza al presidente russo. In Bielorussia ci sono circa 30 mila soldati russi coinvolti nelle esercitazioni, posizionati soltanto a circa 100 chilometri a nord della capitale ucraina Kiev.
La Russia potrebbe rispondere allo schieramento ad est della NATO con il posizionamento permanente del suo sistema di difesa aerea più avanzato vicino alla capitale bielorussa. Si tratta dei sistemi missilistici terra-aria mobile S-400 Triumf, sviluppato e costruito in Russia per raggiungere una portata operativa da 40 chilometri ad una portata di lungo raggio di 400 chilometri. In questo modo i russi possono tenere d’occhio cosa succede a Kiev e a Varsavia, un esempio di guerra ibrida contro gli Stati Uniti e la NATO. Anche la Turchia, che è stata colpita da sanzioni economiche da parte degli Stati Uniti, ha acquistato il sistema di difesa russo.
Intanto diversi colpi di artiglieria sono esplosi lungo la linea di contatto tra soldati ucraini e i separatisti sostenuti dalla Russia, e migliaia di persone hanno dovuto evacuare l’Ucraina orientale aumentando ulteriormente i timori nell’instabile regione.
“C’è un prezzo da pagare”, ha detto la presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi, “Se il presidente russo Putin deciderà di invadere, non ci vorrà molto tempo per il popolo russo, purtroppo, per sentire l’impatto delle sanzioni a causa di decisioni insicure prese dal loro presidente”, ha aggiunto Pelosi.
Dopo anni di pace, gli abitanti dei villaggi nella regione ucraina del Donbass stanno subendo un forte aumento dei bombardamenti da parte dei separatisti russi e temono che la guerra sia ormai già alle porte. I leader delle due repubbliche separatiste, sostenuti dal Cremlino, hanno dichiarato l’evacuazione di donne e bambini, sostenendo che il governo ucraino sta per lanciare un attacco.
Ad oggi l’Ucraina è circondata su tre lati da circa 190 mila soldati russi. Stati Uniti e leader occidentali sostengono che la Russia possa rivendicare un pretesto per invadere.
Il presidente ucraino Zelensky, ha ripetutamente affermato di voler incontrare il presidente Putin per capire esattamente le sue intenzioni. Ma Putin ha disprezzato questa possibilità chiarendo che l’Ucraina è vista come parte della Russia e che i due paesi formano uno “spazio storico e spirituale”.
Zelensky si è detto amareggiato da un Occidente non all’altezza di mantenere gli impegni presi con il Memorandum di Budapest, accordo firmato nel 1994 quando sono state offerte garanzie di sicurezza in cambio della decisione ucraina di rinunciare e smaltire l’enorme arsenale di armi nucleari lasciate sul suo territorio dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Quando la Russia ha annesso la penisola di Crimea nel 2014, i firmatari di quell’accordo hanno fatto finta che non esistesse. “Abbiamo perso parti del nostro territorio”, ha detto il presidente ucraino, “Proteggeremo il nostro paese con o senza supporto”, ha sottolineato Zelensky.