Salah Abdeslam, il sopravvissuto del gruppo che mise in atto a Parigi lo spaventoso attentato del 13 novembre 2015, è comparso davanti alla Corte d’assise speciale di Parigi per rispondere degli atti commessi. Il 32enne, che era stato arrestato a Bruxelles qualche mese dopo gli attentati, ammise di aver fatto parte dell’ISIS, l’organizzazione terroristica che rivendicò gli attentati di Parigi in cui morirono 130 persone e ne furono ferite altre 400. Il suo ruolo all’interno del commando era logistico, si era infatti occupato del trasporto dei jihadisti dall’Ungheria a Bruxelles, dell’acquisto dei materiali per la fabbricazione degli esplosivi e avrebbe dovuto essere parte attiva dell’attacco. Per ragioni ancora non chiare, Abdeslam decise di non farsi esplodere, abbandonando la sua cintura con dei cavi recisi e fuggendo poi in Belgio per non farsi catturare.
Finora si era sempre rifiutato di collaborare con la giustizia ma ora sembra aver preso le distanze dai suoi compagni terroristi. Ci ha tenuto a sottolineare che lui personalmente non uccise nessuno durante gli attacchi: “Non ho ucciso nessuno e non ho ferito nessuno. Non ho fatto nemmeno un graffio. Per me è importante dirlo”, ha dichiarato.
Ha poi spiegato che gli attentati dello Stato Islamico sono delle “operazioni militari”: “Quando l’Isis decide di fare degli attentati, delle operazioni militari sul territorio europeo non è con lo scopo di vedere bandiere nere sventolare sull’Occidente. Ci sono due tipi di operazioni militari: la jihad offensiva, per conquistare terre, e la jihad difensiva, per difendere il territorio dello Stato islamico”. Secondo Abdeslam gli attentati di Parigi sono stati un tentativo di “difendersi” dalla coalizione che bombardava l’ISIS in Siria. Il fatto che abbiano colpito dei civili invece era dovuto al fatto che “volevano impressionare le menti”. Ha poi aggiunto che lui stesso non è mai partito per la Siria ma che appoggia in tutto la politica dell’organizzazione: “Il mondo occidentale impone la sua ideologia al resto del mondo. Per noi musulmani è un’umiliazione. Io appoggio lo Stato islamico, sono con loro, sono per loro, li amo”.
Non sembra dunque esserci pentimento da parte di Abdeslam per le vite stroncate dalla ferocia del terrorismo che ha colpito la capitale francese. Anzi, ha sottolineato come le pene siano troppo severe per i terroristi: “In futuro quando qualcuno sarà nella metropolitana con una valigia esplosiva, e che all’ultimo momento vuole fare marcia indietro, saprà che non ha diritto di farlo, poiché sarà rinchiuso in carcere e umiliato”.
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