Dieci anni fa Kim Jong-un prese il posto di suo padre (il caro Leader) deceduto sul suo treno personale, diventando il leader del regno eremita, la Repubblica Popolare della Corea del Nord. Nulla si sapeva di lui. Aveva solo 27 anni, nessun incarico politico o governativo di rilievo. Grossa sorpresa anche per gli osservatori specialisti della Corea del Nord. Il 19 dicembre un’annunciatrice della televisione aveva annunciato in lacrime che il caro Leader era morto due giorni prima, tipico di questi regimi totalitari. Contemporaneamente una notizia: il figlio Kim Jong-un aveva assunto i pieni poteri come il Grande Successore. Immaginarsi la sorpresa in tutte le cancellerie da Seoul, Washington e Tokyo, i paesi più sensibili a cosa succede a Pyongyang, peraltro paese nucleare.
Da cogliere anche lo stupore delle centinaia di analisti occidentali che si occupano del Paese nel ricevere la notizia della morte di Kim Jong-il (il padre di Jong-un) 51 ore dopo il fatto. Un vero smacco, ma indicativo di quanto il paese sia secluso e come sia attrezzato nel non far circolare le notizie che lo riguardano.
Interessante, lo scrive da Pechino Guido Santevecchi per il Corsera, la cerimonia del funerale. Il feretro del caro Leader sotto una tempesta di neve. Siamo al 28 dicembre del 2011, sfila in corteo funebre. Il feretro adagiato su un letto di fiori bianchi sul tetto di una limousine Lincoln Continental americana (arrivata di contrabbando) tra ali di folla, disperata, in lacrime.
Interessante il seguito. Jong-un con sette gerarchi che si ipotizzò sarebbero stati parti di un consiglio di tutela per seguire Kim III. Ed in seguito successe tutto il contrario. Ecco perché: Jang Song-thaek, uomo di collegamento con Pechino è scomparso in seguito per complotto, Ri Yong-ho, capo dell’ Esercito Popolare, sollevato dall’incarico sei mesi dopo, è scomparso per motivi di salute..Lo zio Jang finì di fronte al plotone d’esecuzione. In seguito, si sono perse le tracce degli altri cinque, mai più visti…
Kim III ha beffato le previsioni anche coi suoi comportamenti politici. Si pensava che avrebbe aperto il Paese, ricordando i suoi studi seppur brevi in Svizzera. Si riteneva che avrebbe ridotto nel militare, è successo l’esatto contrario. Si è fatto gioco di Trump incontrandolo tre volte senza nulla concludere. Ora Biden è ritornato alla“ pazienza strategica”. Difficile dire dove porterà.
Va detto che la dinastia Kim ha dimostrato dalla fine della guerra civile (1950-53) grande abilità politica ed assoluta indipendenza. Nessuno ha un grip forte su Pyongyang, nemmeno i cinesi.
Proprio oggi il Financial Times ha pubblicato un articolo di valore per capire il Regno Eremita. Lo ha scritto Christian Davis ed intitola La Corea del Nord è in guardia contro le minacce da Pechino.
Contraddicendo un pensiero comune nei rapporti Cina-Corea del Nord, lo scrittore ci ricorda un vecchio detto coreano Il Giappone è un nemico di 100 anni, ma la Cina lo è per 1000 anni.
Ci racconta di offese reciproche non perdonate. Da parte cinese si ricorda la mancanza di riconoscenza di Kim Il-sung, il nonno, per non aver premiato l’intervento cinese durante il conflitto rimandando tutti gli advisor cinesi a casa. Recentemente, Pyongyang ha pubblicato un documento sulla guerra e la Cina è stata citata ai minimi termini. Da parte sua, il Nord non perdona ai cinesi di aver portato la Corea del Sud all’ONU “mollando il Nord senza nemmeno delle consultazioni”.
Peraltro a Pyongyang hanno un mantra chiaro in testa. La Cina ha nei confronti della Corea del Nord tre principi: la sua stabilità, divisione del Sud, la denuclearizzazione. Stabilità e divisione innanzitutto. Una sintesi che sottolinea che la Cina gioca con Kim un ruolo opportunistico. Tenere fra sé e gli americani (leggesi Corea del Sud) un “no contact”, cioè divisione. La Cina è avversa all’espansione dell’arsenale nucleare e non si fida di Kim e del suo regime.
Ritenere quindi che fra Cina e Corea del Nord sia tutta “pappa e ciccia”, non corrisponde alla realtà.
Conferma anche che a fronte dell’apparente calma, sotto, sotto, ci sono i carboni accesi. Tuttora.
V. Volpi
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