Arte

Il bisogno ininterrotto della vita: la nuova mostra a Palazzo Reale

di Cristina T. Chiochia
Cagnaccio di San Pietro – “Allo specchio”

L’età dell’incertezza umana, torna in una bellissima mostra a Palazzo Reale a Milano che evoca il passato per parlare del presente e chissà, forse, rassicurare per il futuro. Dal 19 ottobre 2021 al 27 Febbraio 2022 arriva a Milano la mostra “Realismo magico: uno stile italiano” ovvero quella dettagli perchè, forse più inquietante e straniante del tempo che ha rappresentato.Promosso (e prodotto) dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE è sia un progetto espositivo sia una precisa ricostruzione filologica e storiografica del fenomeno del Realismo Magico con ottanta capolavori di questo fenomeno artistico grazie  alla cura di un allestimento  dello Studio Bellini.

Come recita infatti il comunicato stampa: “uno sguardo nuovo sul Movimento, una nuova chiave di lettura che, a trent’anni di distanza dall’ultima mostra milanese sul tema curata da Maurizio Fagiolo dell’Arco nel 1986, Palazzo Reale torna a offrire al pubblico un’occasione unica per fare il punto su un periodo storico-artistico – quello tra le due guerre – che ha subito per molto tempo una damnatio memoriae, ma che negli ultimi anni è stato prima oggetto di una riscoperta graduale attraverso affondi monografici su singoli artisti che sono riusciti a mantenerne vivo l’interesse e ora oggetto di un vero e proprio trend di valorizzazione. Il percorso cronologico-filologico ruota intorno a capolavori italiani di questa specifica temperie, a loro volta messi in relazione con alcune opere della Neue Sachlickheit, la cosiddetta “Nuova oggettività” tedesca, che per primo Emilio Bertonati promosse e fece conoscere alla cultura italiana agli inizi degli anni Sessanta attraverso la Galleria del Levante, nelle sedi di Milano e di Monaco di Baviera. I confronti saranno anche con i caratteri del Novecento Italiano di Margherita Sarfatti, dai quali il Realismo Magico si distingue, ma con il quale condivide alcune personalità artistiche come Achille Funi, Mario Sironi, Ubaldo Oppi”.

Dopo l’orgia, Bentivoglio Scarpa Natalino detto Cagnaccio di San Pietro, 1928, XX secolo, olio su tela. Italia, Milano (Milano), Collezione privata.

Tra cifre stilistiche, insomma e opere presentate al grande pubblico con generosità e perizia direttamente dal collezionista che ne possiede molte di quelle esposte.Ecco che originali e peculiari, le opere più famose del periodo del realismo magico in Italia si offrono al grande pubblico, come il tempo in cui sono state dipinte: tra orgoglio, denuncia e densità espressiva. Attitudini artistiche che si rincorrono nei nomi più famosi, ma che più che un vero e proprio gruppo di artisti, sono stati davvero testimonianza di un’epoca difficile e molto dura. Questi artisti insomma, oggetto di una riscoperta graduale, grazie alla possibilità di averli quasi tutti presenti con i loro capolavori più iconici, rendono omaggio non tanto ai grandi nomi che li hanno dipinti, ma al loro significato stesso,  spesso quasi dimenticato dal grande pubblico poco abituato a vederli in mostre aperte al grande pubblico ma non così disabituati i collezionisti privati, che del novecento italiano hanno grandi capolavori.

Casorati – Ritratto di Renato Gualino

Dipinti forti, potenti. Spesso in mostra alla Biennale, talvolta rifiutati. Al limite del fastidioso. Difficile insomma rimanere indifferenti. Italiani al limite. Idee di racconto senza filtri. Una sorta di rappresentazione che non tranquillizza. Quel “qualcosa dietro” che rende arte contemporanea artisti che guarda alla forza degli artisti del quattrocento italiano. Senso. Etica e ricerca. Movimento che si distingue nel dissenso, nell’isolamento tra i piani del reale e dell’irreale. Dove irrompono i gusti dell’epoca (spesso nelle tele sono presenti per esempio i pavimenti con le “cementine” nate in Italia e diffuse poi un pò ovunque a fine ottocento e molto utilizzate come tipico design proprio negli anni 20 e 30), gli abiti ed i gioielli femminili più ricercati, i gusti maschili di vizi privati e delle pubbliche virtu’.Tra tanti capolavori, le tele uniche di Cagnaccio di San Pietro, di scuola veneziana, grande pittore e restauratore italiano poco citato dalla critica ma che in questa mostra viene restituito alla storia dalla qualità delle sue tele, oltre ai lavori dei signori Broglio, marito e moglie. In particolare di Edita, di origini lettoni ma italiana d’adozione, che seppe coniugare la scuola romana a quel movimento di ritorno all’ordine che lei stessa fondo’ con il marito.

Realismo magico come attitudine artistica dunque, in particolare nelle tele più grandi di Cagnaccio di San Pietro. Il vero ed il simile, declinato dalla classicità alla trasposizione del colore e delle forme geometriche, sino ad arrivare a nature morte (intense quelle sempre di Cagnaccio di San Pietro quasi tutte provenienti da collezioni private), emblematiche e particolarmente toccanti con giochi di colori su colori ad olio. Mostra sorprendentemente attuale quella curata da Gabriella Belli e Valerio Terraroli. Incanto della rilettura di una pittura dell’arte italiana spesso poco conosciuta dal vasto pubblico e, purtroppo, molto associata al periodo storico in cui si è sviluppata (anni venti e metà anni trenta). Auspicando ,chissà, il bisogno ininterrotto della vita, un ritorno all’ordine anche chissà, per questi tempi che sono stati cosi confusi e che forse gli amici di un tempo De Chirico e Broglio, Casorati o Carrá, Funi, Oppi e l’incredibile tensione di Cagnaccio di San Pietro, hanno significato ora, come allora.  
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Relatore

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