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Gli scienziati seguono con attenzione una nuova mutazione del coronavirus che si sta diffondendo nel Regno Unito

Una nuova mutazione altamente infettiva della variante Delta, chiamata AY4.2 e soprannominata “Delta Plus”, è strettamente monitorata nel Regno Unito e seguita dagli scienziati di tutto il mondo. Rappresenta il 6% dei nuovi casi, secondo i dati, e gli studiosi hanno avvertito che il nuovo ceppo contiene mutazioni che potrebbero dargli dei vantaggi in termini di sopravvivenza.

L’emergere di questa nuova variante ha suscitato un rinnovato interesse per la parte del virus nota come proteina spike. La variante Delta, diventata il tipo dominante di Covid in circolazione dopo aver sostituito la precedente variante dominante Alpha (in quanto più infettiva del 60%), raddoppia il rischio di ricovero tra quelli che vengono contagiati. Il nuovo ceppo porta mutazioni note per eludere le difese immunitarie, ed è probabilmente il 10% più trasmissibile rispetto alla variante Delta più comune.

Cambiamenti peculiari dunque alla proteina spike rispetto alle altre varianti che possono alterare la biochimica e influenzare la trasmissibilità del virus.

Questa mutazione, identificata per la prima volta a luglio 2021, non è stata ancora riscontrata in altri paesi al di fuori del Regno Unito, a parte 3 casi rilevati negli Stati Uniti e alcuni in Danimarca. Non è chiaro da dove provenga. Monitorata da funzionari dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito, tuttavia non è stata ancora classificata come variante preoccupante.

I virus mutano naturalmente e quello che causa la malattia Covid ha circa due nuove mutazioni al mese (ne esistono migliaia di varianti Covid in tutto il mondo) e ora ci sono 56 discendenti Delta, secondo “outbreak.info” della Scripps University, un contenitore di fonti scientifiche generato e condiviso da tutti i ricercatori del mondo.

AY4.2, contiene le mutazioni A222V e Y145H, entrambe trovate ad aprile 2020 in vari altri ceppi di coronavirus che hanno travolto l’Europa nell’estate 2020. Molti agenti patogeni batterici possono sopravvivere da soli senza una cellula ospite da infettare. I virus invece, non possono. Devono entrare nelle cellule per replicarsi e usano il macchinario biochimico della cellula per costruire nuove particelle virali e diffondersi ad altre cellule o ad altri individui.

Per accedere all’interno delle nostre cellule, il coronavirus utilizza la proteina spike, composta da una catena lineare di 1’273 amminoacidi costellati da 23 molecole di zucchero, che gli permette di fondersi con la membrana protettiva della cellula umana e assumerne il controllo.

Per questo motivo i vaccini antivirali sono mirati alle glicoproteine virali, di cui la spike è la proteina cruciale. Ma il modo in cui essa si muove o cambia nel tempo durante l’evoluzione del virus, è una delle sue caratteristiche più preoccupanti. La nuova variante presenta sintomi che potrebbero renderla più pericolosa di altre varianti.

Il portavoce ufficiale del Primo ministro inglese, ha riferito che al momento non ci sono prove che la variante si diffonda più facilmente. “È qualcosa che stiamo monitorando molto da vicino, e non esiteremo ad agire se necessario“, ha rilasciato in una nota.

Con l’inverno alle porte, è necessario tenere d’occhio i cambiamenti nei tassi di infezione per ridurre l’impatto della pandemia sui servizi sanitari. Gli scienziati sono costantemente alla ricerca di nuovi cambiamenti genetici che sta subendo il virus Covid, con il difficile compito però di individuare e tracciare quelli che potrebbero essere importanti.

MK

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