Dopo il servizio di Fanpage mandato in onda da Piazzapulita, nel quale l’eurodeputato Carlo Fidanza illustrava ad un giornalista di Fanpage le modalità per erogare al partito contributi in nero per la campagna elettorale affermando “abbiamo le lavatrici per fare il black”, è stata aperta un’indagine con l’ipotesi di riciclaggio alla procura della Repubblica di Milano.
L’eurodeputato di Fratelli d’Italia e capodelegazione del partito al Parlamento europeo, si è autosospeso, in data 1° ottobre 2021, dal partito, a seguito delle ampie polemiche suscitate sui media, ma ora si difende così: “non ho mai ricevuto finanziamenti irregolari. Mai avuto un atteggiamento estremista, razzista o antisemita. Ritengo opportuno autosospendermi da ogni ruolo e attività di partito al fine di preservare Fratelli d’Italia da attacchi strumentali”.
Nel montaggio di Fanpage si vede infatti il Roberto Jonghi Lavarini inneggiare a Hitler e al fascismo. Costui si definisce “assolutamente indipendente e apartitico” ma su facebook pubblica la foto con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Chiamato il “barone nero” per la sua propensione all’estrema destra, anch’egli coinvolto nell’inchiesta di Fanpage sui finanziamenti a Fratelli d’Italia, dichiara: “Il 5% di voti della ‘destra radicale’ fa gola a tutti ed è indispensabile per vincere qualunque sfida bipolare, nei comuni e nelle regioni, come alle elezioni politiche”.
Su tutte le furie per questa affermazione la leader Meloni, che dichiara di non avere, tra le fila del suo partito, tale Lavarini, il quale invece ribadisce “nessuno faccia finta di non conoscermi o, peggio, si permetta di offendere gratuitamente me e la comunità di veri patrioti che rappresento”.
Giorgia Meloni definisce tale trovata di Lavarini una “polpetta avvelenata a pochi giorni dal voto”, anche perché va ricordato che ai comizi politici di qualsiasi partito chiunque può fare una foto con un esponente politico di spicco, senza per forza conoscerlo di persona o essere tesserato.
Roberto Jonghi Lavarini, però, era già stato candidato alla Camera da Fdi nel 2018 e condannato a due anni per apologia del fascismo. Ora, non ci sta a farsi “scaricare”.
Secondo il filmato, Fratelli d’Italia avrebbero condotto la campagna elettorale per le elezioni comunali a Milano tra presunti finanziamenti in nero e le forti pressioni dei gruppi di estrema destra.
La Meloni si è detta “pronta a prendere tutte le decisioni necessarie quando ravviso delle responsabilità reali, ma per avere contezza di queste chiedo di avere l’intero girato di 100 ore. Poi farò sapere cosa ne penso”. Poi commenta la vicenda: “E’ una polpetta avvelenata a pochi giorni dal voto amministrativo. Tre anni di giornalista infiltrato per mandare in onda 10 minuti di video nell’ultimo giorno di campagna elettorale e sulle pagine dei giornali nel giorno del silenzio, in uno stato di diritto non sarebbe mai accaduto.
La Leader di FI, assalita dai giornalisti, sostiene di voler visionare il video integralmente (sottintendendo eventuali manomissioni) e dichiara di non giudicare “così, su due piedi, un politico che conosco da oltre vent’anni, le cui dichiarazioni mi hanno certamente lasciato allibita, ma non credo sia un caso che siano state mandate in onda a due giorni dal voto” delle comunali di Milano, n.d.r.
Come il caso Morisi, in realtà datato al 14 agosto 2021, anche la questione Fidanza, quindi, secondo la destra, sarebbe un caso “montato ad arte” per screditare il partito poco prima dalle elezioni.
Dal canto suo, Fidanza, in merito al servizio televisivo dichiara: “voglio ribadire ai miei amici, ai miei elettori e a quelli di tutto il mio partito che non ho mai ricevuto finanziamenti irregolari e che nello specifico, in più occasioni che purtroppo non sono state mandate in onda, ho ribadito al ‘giornalista infiltrato’ che asseriva di voler contribuire alla campagna elettorale di una candidata la necessità di farlo secondo le modalità previste dalla normativa vigente”.
Ulteriori colloqui che, secondo Fidanza, “non sarebbero stati trasmessi” ma che attenuerebbero la gravità delle dichiarazioni al giornalista infiltrato.
Questo silenzio su tali “spiegazioni”, secondo Fidanza, “la dice lunga sulla serietà di questa inchiesta e contribuisce a dare di me e della mia attività politica un’immagine totalmente distorta. A tutela della mia reputazione mi riservo di adire la giustizia civile e penale. Mi avvicino ai 30 anni di impegno politico, senza mai una macchia e sempre a testa alta. Non c’è e non c’è mai stato in me alcun atteggiamento estremista, razzista o antisemita”.
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