Il delitto avvenne la sera del 3 luglio 2017, poco prima delle 23, a Bellinzona. Un eritreo che all’epoca aveva 35 anni, uccise, secondo l’accusa e le condanne inflitte, la moglie, sua connazionale 24enne, gettandola dal quinto piano. Movente: la gelosia: l’uomo sospettava la moglie di intrattenere una relazione extraconiugale. Lui però ha sempre negato il delitto, affermando che la donna, depressa, si era suicidata.
In prima istanza l’accusato era stato condannato a 16 anni di carcere per omicidio volontario.
Si è concluso oggi il processo d’appello e la Corte ha aggravato la condanna: 18 anni di carcere e 15 anni di espulsione dalla Svizzera; 50.000 franchi di risarcimento a testa per i due figlioletti rimasti orfani della loro madre.
Nonostante gli sforzi della difesa la perizia dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Berna ha avuto un peso decisivo. E c’erano ulteriori prove a carico.
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