
Le autorità libiche hanno rilasciato ieri dopo sette anni di detenzione, il figlio 48enne dell’ex leader Muammar Gheddafi.
Il primo ministro ad interim della Libia, Abdul Hamid Dbeibah, ha dichiarato che Saadi Gheddafi è stato liberato per ordine del tribunale dal carcere di al-Habada a Tripoli, lo stesso penitenziario dove sono detenuti ancora numerosi funzionari dell’ex regime in attesa di processo in relazione alla repressione della rivolta del 2011che dopo 42 anni ha rovesciato e ucciso il sovrano di lunga data Muammar Gheddafi.
Dopo il suo rilascio, avvenuto per essere stato assolto dalle accuse di crimini commessi contro i manifestanti risalenti alla rivolta contro il governo di suo padre, e dopo essere stato già assolto nel 2018 per l’omicidio avvenuto nel 2005 dell’allenatore di calco libico Bashir al-Rayani, Saadi Gheddafi era libero di rimanere nel paese o di andarsene. La sua liberazione è stata il risultato di negoziati tra alti esponenti tribali, il primo ministro libico e l’ex ministro dell’Interno Fathi Bashagha. Saadi ha preferito recarsi subito a Istanbul, in Turchia, a bordo di un aereo.
Era stato imprigionato nel 2014, dopo essere stato estradato in Libia dal Niger dove aveva tentato di fuggire per raggiungere in seguito il Messico. Ma è stato preso nel deserto proprio mentre il regime si stava sgretolando.
Durante la rivolta due degli otto figli dell’ex dittatore, Seif al Arab e Khamis, sono stati uccisi e da allora il paese, ricco di petrolio, è sprofondato nel caos con fazioni rivali in competizione per il potere. La maggior parte dei figli di Gheddafi avevano un ruolo significativo nel suo regime. Un terzo figlio, Mutassin, fu ucciso nella città natale di Sirte lo stesso momento in cui l’ex dittatore fu catturato e assassinato.
Il cessate il fuoco nel 2020 ha posto fine ai combattimenti tra le fazioni spianando la strada a colloqui di pace e alla formazione di un governo di transizione. Le elezioni sono previste a dicembre di quest’anno.
Durante il regime Gheddafi, il figlio Saadi, che aveva avuto un passato da calciatore professionista, era noto per il suo stile di vita molto sfarzoso e per come trattava il campionato di calcio libico, ovvero come se fosse il suo feudo personale. Ha giocato perfino nel campionato italiano nelle squadre del Perugia, Udinese e Sampdoria, fino a quando fu fermato per un test antidroga.
Molti residenti della capitale libica hanno messo in dubbio la tempistica del rilascio del figlio del defunto Muammar Gheddafi, avvenuto insieme al capo dell’intelligence Ahmad Ramadan. Altri membri della famiglia Gheddafi sono sopravvissuti alla rivoluzione, tra cui la moglie Safiya e suo figlio maggiore Mohammed (dal primo matrimonio), e sua figlia Aisha che vivono in Oman, che gli ha concesso rifugio a condizione di non svolgere attività politiche, dopo essere stati in esilio in Algeria.
L’ex erede del dittatore Gheddafi, Seif al Islam (nome che significa spada dell’Islam), anch’egli sopravvissuto, è ricercato per crimini contro l’umanità dalla Corte penale internazionale, ma da molti anni è nascosto in una località segreta. Sembrerebbe però che a luglio di quest’anno sia stato intervistato dal New York Times. Sta valutando un ritorno politico non escludendo la partecipazione alle prossime elezioni generali, visto un certo sentimento nostalgico che sta prevalendo in molti libici.
La figlia Aisha, ex ambasciatrice delle Nazioni Unite, è un avvocato di professione. Ha fatto parte della squadra di difesa per Saddam Hussein dopo che il leader iracheno fu rovesciato grazie all’invasione guidata dagli USA nel 2003.
Anche Annibale, un altro figlio di spicco di Gheddafi, ha cercato rifugio in Algeria dopo la rivolta, prima di tentare di arrivare in Libano per raggiungere sua moglie, la modella libanese Aline Skaf. Le autorità libanesi lo hanno arrestato e accusato nel 2015 di aver nascosto informazioni sull’importante esponente religioso sciita Mussa Sadr, scomparso nel 1978 durante una visita in Libia.
Annibale e sua moglie hanno scatenato un incidente diplomatico con la Svizzera nel 2008 quando sono stati arrestati in un hotel di Ginevra per aver aggredito due dipendenti domestici.