Editoriale

Lo stadio dell’addio e le parole del giornalista

Fotografie di Laura Lucini

Oggi Lugano e tutto il Ticino hanno dato l’estremo saluto a Marco Borradori, per otto anni Sindaco e prima per diciotto consigliere di Stato. La solenne cerimonia si è tenuta nello stadio di Cornaredo. L’organizzazione è stata perfetta ma il concorso di pubblico inferiore alle attese, forse esagerate. A nostro avviso ha pesato l’obbligo del Covid Pass, che all’inizio non era previsto e che può aver infastidito molti possibili partecipanti.

Gli “ingredienti” di un funerale solenne c’erano tutti: musiche (banda e orchestra), vessilli, divise, autorità, benedizione, discorsi importanti.

Tutti hanno parlato bene. Cassis consigliere federale, Gobbi consigliere di Stato, Foletti vice sindaco, Luca Borradori la voce della famiglia e monsignor vescovo Lazzeri la consolazione della religione. Ma le parole decisive nessuna di queste autorità le ha pronunciate. Tale compito audace toccava a un giornalista, ad Andrea Leoni, che nella sua libertà ha osato dire quello che altri non avevano potuto.

Andrea ha parlato delle ultime settimane tribolate del Sindaco, circa dieci, accusato, non creduto, sospettato. “Presunto colpevole, per molti neppure presunto. Ne soffriva moltissimo. Credeva che in 30 anni di vita pubblica, non negandosi mai a nessuno e assumendosi sempre in prima persona ogni responsabilità, si fosse perlomeno meritato il beneficio del dubbio, di essere creduto sino a prova del contrario”.

Grazie Andrea, sei stato coraggioso. Probabilmente ti sarai chiesto ieri, o stamani: “debbo dirlo? posso dirlo?” Tranquillo, potevi, e il tuo discorso è stato l’unico ad essere interrotto da un forte applauso.

Il funerale è finito, la vita continua. Può continuare anche senza Marco? Sì, certo, perché la vita continua sempre e una morte non può fermare la vita. Anche la politica si assesterà – già tutti ci stanno pensando – e la Perla del Ceresio avrà un nuovo sindaco.

In una intervista che il suo illustre predecessore concesse a Ticinolive nel 2016, qui, ReGiorgio a un certo punto disse: “la sua carriera politica finirà nel 2020”. Se Giorgio si riferiva alle elezioni, slittate al 2021, sicuramente prendeva un granchio.

Relatore

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