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Ticinolive, lo dice il nome, è ticinese e Luganocentrico ma si interessa anche alle vicende del mondo e particolarmente all’Italia, così vicina a noi per tante ragioni, benché politicamente separata.
Intervistiamo oggi il noto e quotato commentatore e analista – soprattutto in materia economica – Francesco Pontelli, con il quale siamo entrati recentemente in contatto.
Un’intervista di Francesco De Maria.
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Francesco De Maria Vuole presentarsi, come economista e pubblicista, ai lettori di Ticinolive? Presenti anche il suo portale “il Patto Sociale”.
Francesco Pontelli Ho cominciato la mia attività di giornalista come esperto di marketing strategico ed operativo nel settore tessile abbigliamento e sci alpino per la rivista Top Sport edizioni Emilio di Bologna nel 1990 dopo la laurea in Scienze Politiche dall’Università degli Studi di Padova. Da allora ho avuto rapporti professionali con diversi Editori sempre nell’ambito di tematiche economiche e di marketing applicabili tanto al Tessile Abbigliamento che allo sci alpino ma anche a mercati più ampi e complessi non ultimo l’alta orologeria Svizzera. Da circa 4 anni collaboro con il Patto Sociale all’interno del quale in virtù delle mie competenze mi occupo delle strategie economiche e del complesso sistema dell’economica politica nazionale ed internazionale.
Il Patto Sociale – Informazione Europa è un periodico on line che si può leggere sul sito www.pattosociale.it ed è scaricabile ogni giovedì in formato PDF. Rappresenta ed esprime una redazione con una visione liberale alle problematiche complesse italiane ed europee ma anche mondiali all’interno del quale ogni autore partecipa con interventi espressione della propria competenza.
È abbastanza di moda dire che “destra e sinistra oggi non esistono più”. La pensa anche lei così?
Forse i termini destra e sinistra risultano un po’ obsoleti per definire i diversi schieramenti politici . Probabilmente è più consono utilizzare per individuare i due maxi schieramenti politici i termini conservatore o progressista oppure seguendo le definizioni statunitensi repubblicano e democratico. Queste definizioni, poi, paradossalmente molto spesso individuano aggregazioni il cui percorso politico e valoriale va esattamente in contraddizione con la propria stessa definizione.
In ambito economico le forze “progressiste ” negli ultimi trent’anni hanno sempre appoggiato e sostenuto in modo infantile ogni tipologia di filosofia economica dalla New Economy alla app Economy ed ora la sharing e gig Economy. Lo stesso concetto di sostenibilità aldilà della ovvia centralità viene usato ideologicamente per togliere dignità ai risultati raggiunti in termini di benessere diffuso raggiunto dalla “economia capitalista”.
Tornando alle forme di economia vengono abbracciate acriticamente quasi la novità proposta in ambito economico rappresentasse la conferma del proprio dogma progressista : senza peraltro alcuna valutazione reale anche solo dell’impatto occupazionale. Le compagini politiche antagoniste definite , invece, conservatrici solo nell’ultimo periodo hanno compreso il valore dell’economia industriale e la capacità della stessa di fornire un benessere diffuso all’interno del proprio Paese specialmente se tutelata da un quadro normativo adeguato al Made in.
Negli ultimi anni, inoltre, le forze “progressiste” hanno sposato Il “politicamente corretto” sic et nunc senza nessuna capacità di elaborazione fino a disprezzare in modo massimalista tutte le altre forze che propongono viceversa una elaborazione in modo critico e costruttivo delle diverse tematiche sociali ma anche economiche e di costume.
Purtroppo questa unione definita progressista con il politicamente corretto trova le proprie manifestazione più eclatanti nella rielaborazione con parametri attuali di simboli e i valori espressi in un determinato contesto storico portando fino all’esclusione dello studio dei classici all’interno di alcune università in quanto non in linea con il mainstream dominante. Una follia “progressista” che ricorda il rogo dei libri precedente la Seconda Guerra Mondiale.
Quanto distano le elezioni generali e quale ne sarà, a suo giudizio, l’esito più probabile?
L’unica ricerca che non subisce rallentamenti in Italia è rappresentata dalla costante e continua evoluzione del sistema elettorale con il malcelato obiettivo di assicurare al sistema dei partiti il pieno potere tanto sulla formazione del governo una volta conseguiti i risultati elettorali quanto sulla scelta dei candidati da mandare in Parlamento. All’interno di una democrazia parlamentare delegata come quella italiana di fatto viene così limitata al massimo la possibilità di scelta degli elettori a favore della assoluta discrezionalità delle segreterie di partito definendo quindi il livello più basso di democrazia rappresentativa.
Questa costante ricerca da parte del sistema politico non ha trovato requie neppure durante il periodo pandemico ed il confronto tra i diversi modelli elettorali risulta non tanto ispirato da principi democratici e costituzionali ma da semplici calcoli di convenienza. In questo contesto le elezioni da troppo tempo in Italia rappresentano una semplice cambiale in bianco firmata ai principali partiti i quali poi con assoluta discrezionalità utilizzano i propri risultati per massimizzare il proprio peso elettorale.
Sicuramente l’attuale Presidente del Consiglio Mario Draghi rappresenta la migliore soluzione possibile per un sistema politico che ha portato il nostro paese ad un debito pubblico del 135% al febbraio 2020 quindi all’inizio della pandemia.
L’assoluta irresponsabilità della classe politica risulta tuttavia impermeabile ad ogni tipo di elezioni proprio perché il sistema elettorale non prevede la possibilità di cambiare candidati imposti dalle segreterie dei partiti e tantomeno di sceglierli.Il ripristino di un sistema elettorale che comprenda un maggiore potere ai cittadini ed elettori rappresenta la conditio sine qua non per riportare il nostro paese all’interno di una reale democrazia rappresentativa e delegata di stampo occidentale.
In relazione ai possibili risultati i sondaggi attuali indicano come Lega e Fratelli d’Italia siano ora i primi due partiti subito incalzati dal PD e fortunatamente molto più lontani i 5 stelle. Ma esattamente come avviene con il governo Draghi la cui nascita nasce dall’ incapacità della classe politica di affrontare una situazione complessa come l’impatto della pandemia contemporaneamente la difficoltà nella individuazione ,per esempio ,anche nelle elezioni comunali di candidati sindaci optando per figure ” civiche ” dimostra come manchi ancora una classe dirigente espressione di questi partiti. Tanto è vero che ci si rivolge sempre più a candidati non espressioni delle dirigenze politiche anche locali. Le loro candidature altro non sono che la testimonianza di una forte difficoltà del sistema dei partiti come di una lontananza dal sentimento dei cittadini.
Qual è stato l’effetto economico della pandemia sull’Italia? Come giudica l’azione del governo? Sono stati commessi degli errori?
La crisi economica causata dalla pandemia ha determinato la perdita di oltre un milione di posti di lavoro. Contrariamente a quanto affermato dall’allora ministro dell’economia del governo Conte 2 Gualtieri nel marzo 2020 ( ” …nessuno perderà il lavoro …) e per questo premiato per le sue qualità di veggente e per la sua competenza a candidato sindaco della città di Roma.
In una situazione complessa e straordinaria i ristori destinati alle singole categorie sono stati insufficienti e talvolta addirittura offensivi tanto nella consistenza quanto nei tempi di attesa per riceverli. Inoltre buona parte degli stessi sono stati utilizzati per il pagamento delle imposte anche comunali : lo stato quindi ha finanziato sostanzialmente se stesso. In relazione alla tempistica lo stesso discorso vale per le casse integrazioni molto spesso anticipate dai titolari delle aziende per dare una continuità economica ai propri dipendenti ed ovviare ai tempi biblici dell’Inps : l’ente erogatore.
L’incapacità operativa del governo come della struttura burocratica in generale nella tempistica di accreditamento dei sostegni alle imprese rappresenta , va ricordato, una parte delle problematiche riscontrate. Non va assolutamente dimenticato come la situazione generale dell’economia nazionale risultasse già ampiamente compromessa al momento dello scoppio della pandemia.Il nostro paese a febbraio 2020 presentava già il terribile rapporto del 135% di debito pubblico sul PIL.
In altre parole, tutti i governi precedenti hanno aumentato la spesa pubblica corrente e contemporaneamente la pressione fiscale: tanto è vero che dalla fine delle privatizzazioni nel 1999/2000 ad oggi la spesa pubblica risulta aumentata dell’85% . Quindi le stesse privatizzazioni non hanno determinato nessuna diminuzione del perimetro della spesa ma addirittura lo hanno ampliato.
(continua)
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