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La Svizzera non è più il paese di Heidi

di Tiziano Galeazzi, deputato UDC in Gran Consiglio

“Questa legge è ancora troppo blanda”

La Svizzera ha dato i natali immaginari ad Heidi, la ragazzina che con Peter e il nonno narrava di un paese puro, libero, bello e sicuro. Questo fantastico quadretto è stato per molto tempo uno dei simboli della Confederazione, dentro e fuori i nostri confini. Giappone compreso.

Oggi però dovremmo aver capito che è stato un bel sogno. La realtà del mondo ci è stata “spiaccicata” sul muso con intensità a partire dall’11 settembre 2001 e poi sempre violentemente negli anni a venire, qua e là per l’Europa e non solo.

Anche da noi vi sono stati alcuni attentanti da elementi radicalizzati e non dimentichiamo che gli attentatori degli schianti di New York passarono anche dalla Svizzera.

Ma il tempo delle favole di Heidi si è interrotto con l’entrata di scena dell’ISIS nel mondo, che ha visto anche in Svizzera molti personaggi abbracciare la causa e partire per il Medio Oriente. Solo qualche anno fa, vi erano circa 90 radicalizzati conosciuti ai Servizi (SIC) ed è chiaro che nell’ombra ve ne siano stati e ve ne sono, oggi, sicuramente molti di più.

Parlando della legge che andremo a votare il prossimo 13 giugno, vi sono molti elementi che in questo momento dividono, tra cui la relazione che sta tra l’ipotetica libertà individuale e la prevenzione nell’individuare il carnefice di turno prima che succeda un disastro.

Vi sono due schieramenti. Abbiamo coloro, contro la legge, che si sentirebbero in gabbia, frustrati di essere spiati, e coloro (fra cui mi colloco pure io), che sostengono i mezzi necessari per “prevenire”, nel limite del possibile, atti di terrorismo, anticipando sullo scacchiere la mossa finale del terrorista.

Sappiamo tutti che in questo campo ci vogliono mezzi adeguati alla minaccia, cosi come leggi e supporti che si adeguino all’evolversi continuo delle tecniche e tattiche terroristiche. Stare al passo con i tempi cercando di contenere il problema o meglio di prevenirlo, sono le parole chiave in questa legge.

A mio giudizio è però ancora troppo blanda, laddove si vuol pretendere che un terrorista (di regola istruito ad esserlo quindi considerato un professionista) si rechi a un posto di polizia a notificarsi, resti in casa agli arresti domiciliari oppure rispetti il divieto di avere contatti. Credete che un malintenzionato che voglia compiere una strage segua le regole come una persona che è stata colta a rubare un pollo al mercato o beccato con qualche grado alcolico oltre il limite?

Svegliamoci! Stiamo parlando di persone addestrate ad uccidere e far clamore sposando la causa di qualche fanatico in giro per il mondo.

Questa legge va sostenuta e ci si augura nel contempo che non capiti quanto è successo attorno a noi nel passato. Sosteniamo un chiaro SI per una maggiore sicurezza territoriale nazionale.  

Relatore

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