Mancano ormai poche settimane all’inizio del semestre bianco precedente l’elezione del Presidente della Repubblica. Già da mesi si assiste al solito tourbillon di papabili candidati scelti spesso nel mazzo delle vecchie e ampiamente compromesse cariatidi del sistema politico italiano. A queste figure si unisce qualche improponibile nuovo “rappresentante della società civile” la cui genesi spesso è semplicemente mediatica.
In questo contesto disarmante, tuttavia, considero sciagurata la sola idea di proporre, figuriamoci di eleggere, Mario Draghi alla Presidenza della Repubblica. Non tanto per la indiscutibile considerazione dell’attuale Presidente del Consiglio quanto perché questo sarebbe il più grande regalo immeritato al sistema politico e soprattutto ai partiti. Va ricordato, infatti, come l’incarico a Mario Draghi nasca dalla presa di coscienza dell’incapacità degli ultimi governi, dal 2015 in poi, i quali ci hanno portato alle soglie della pandemia in uno stato di crisi economica senza precedenti e con un insostenibile rapporto debito PIL (https://www.ilpattosociale.it/politica/il-silenzio-rappresenta-lunica-forma-di-comunicazione/).
L’attuale Presidente del Consiglio è subentrato per la manifesta incapacità dei governi precedenti, e quindi della classe politica che esprimeva queste maggioranza di sostegno al governo Conte 1 e Conte 2, nel riuscire a presentare un piano per ottenere le risorse del Recovery Fund. La seconda parte dell’incarico all’ex presidente della BCE è ovviamente relativa alla gestione delle risorse finanziarie che l’Unione Europea vorrà concederci. La sua elezione alla presidenza della Repubblica lo priverebbe dell’incarico di Presidente del Consiglio e, di conseguenza, del potere esecutivo per la gestione e controllo di questi fondi che verrebbero di nuovo nella disponibilità di quel sistema politico che non era in grado di ottenerli ma che sicuramente sarà in grado di disperderli.
Per questo i partiti si augurano la elezione di Mario Draghi alla Presidenza della Repubblica al fine di riottenere di nuovo mani libere di fronte a questi nuovi fondi (quasi tutti a debito) che se non si trasformeranno in fattori economici di sviluppo porranno il nostro Paese in una situazione di estrema difficoltà per il rapporto debito pubblico / PIL.
La sua elezione sarebbe il più grande regalo e per di più immeritato al sistema dei partiti italiani.
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