Al tavolo dei vertici europei si ritorna a parlare di un tema tanto scottante quanto caro all’Italia, quello dei migranti. Mentre, però, da un lato, la strategia italiana è appoggiata dagli altri Paesi mediterranei, dall’altro lato, il gruppo di Visegrad si oppone al piano di solidarietà alle nti migranti.
Per la prima volta dopo i lunghi mesi del Covid, il premier Mario Draghi s i è recato di persona a Bruxelles: il premier italiano aveva chiesto e ottenuto che la questione migranti fosse discussa al tavolo dei burocrati europei, ma i Paesi Visegrand sono pronti a frenare la linea proposta dall’Italia e forgiata dai Paesi del Mediterraneo.
Il caso Bielorussia, di certo, non aiuta, sia per quanto riguarda i rapporti di ostilità tra i vari Paesi, sia, soprattutto, in termini di priorità: slittato ai primi posti nella discussione, ha causato un “cambio di programma” al tavolo del Justius Lipsius.
Convinto e fiducioso che la questione sia solo rimandata e non dimenticata, Draghi vorrebbe porre l’urgenza di una questione coordinata, con quello che nel governo italiano descrivono come “un cambio di prospettiva nella direzione della politica migratoria e di asilo davvero europea, che superi l’approccio emergenziale e affronti in un contesto coordinato il nodo degli approdi e delle successive redistribuzioni”.
L’obiettivo italico è la riapertura del Patto di Malta, con il riuso dei porti volontari, e la ricollocazione dei migranti basata sulla redistribuzione, in base agli arrivi. In sostanza, non tutti n Italia.
Il Patto, in effetti, fu firmato nel settembre 2019, ma naufragò tra le ostilità politiche dei Paesi del Nord Est, complice anche l’emergenza Covid.
Spagna, Malta e Grecia sono, all’incirca, sulla stessa linea “mediterranea” dell’Italia. I Paesi del Nord e del Nord Est Europa, invece, sembrano restii ad approvarla o a cercare una soluzione. Hanno comunque promesso che al prossimo Consiglio Europeo, che si terrà in giugno – l’ultimo, prima dell pausa estiva – porranno la questione sotto un’”attenta riflessione”.
Nel frattempo, la priorità è volta alle sanzioni all’Ucraina per il dirottamento dell’aereo e allla questione mediorientale.
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