Ospiti

Chi vuol pretendere la Terra Promessa?

di Maurizio P. Taiana

«L’Hatikvah» dei palestinesi è il sogno di Gheddafi,  Al Bagdadi, infine Erdogan per una nuova superpotenza pan-araba sulla falsa riga dell’Impero Ottomano? E «l’Amal» di Israele, ovvero riuscire a vivere in pace in mezzo alla polveriera del Medioriente è attuabile?

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Mentre continua la tragica e micidiale escalation, si moltiplicano le prese di posizione e le analisi (politiche, storiche, militari) su un conflitto che dura in pratica ormai da 73 anni.

Oggi ospitiamo un contributo di Maurizio P. Taiana.

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Gaza – immagine Pixabay

Questo decennio era partito con un cauto ottimismo per quanto concerne la questione paleo-israeliana. Due stati, Israele e Palestina, Gerusalemme capitale d’Israele. Non solo : la nazione faro per quanto concerne la campagna vaccinale si era impegnata affinché il vicino dei territori contesi fosse anche lui vaccinato, in modo da poter creare una stabilità sanitaria nella regione.

Invero, fin da subito non sono state lesinate critiche : per quanto concerne la soluzione a due stati, alcuni attori esterni hanno fomentato il fuoco dell’ira su tale proposta adducendo che tale soluzione sia in realtà sbilanciata verso Israele (o più in generale l’occidente), così come in realtà, la campagna vaccinale una scusa per assoggettare al sistema sanitario i popoli liberi di Palestina. Da qui al delirio complottista il passo è stato tanto breve quanto celere.

 Ed ora che Tel Aviv brucia tanto quanto la discussione sulla legittimità o meno di Israele o dello stato di Palestina riparte l’odio verso un popolo che in 70 anni ha creato città, campi dal deserto e fiumi dall’acqua salmastra del Mediterraneo.

 Chi può garantire, secondo i nostri canoni, il nostro modo di intendere una società il più possibile equa nel comparto composto da Israele ed i territori contesi di Palestina e Gaza? Propongo al lettore la seguente analisi :

L’Egitto, confinante, soffre ancora i postumi delle primavere arabe, con una spiccata violenza,gruppi armati involti nel jihad. ciò purtroppo ha indotto numerosi turisti ad eliminare le sponde del Nilo dalle papabili mete turistiche, rendendo de facto impensabile il chiedere di addossarsi il fardello di Hamas o ANP.

La Giordania – bellissima e magica nazione -, è sorretta da una monarchia che si basa sul diritto divino di clan tribali. Un tesoro folkloristico che ammalia per il suo approccio radicale rispetto a quanto noi viviamo. Sebbene sia una nazione aperta a riforme, è ancora distante dalla nostra percezione di «sistema fruibile» ; a titolo di esempio, il delitto d’onore con cui si rimediava al disonore di avere una figlia od un figlio contronatura è stato reso illegale ben 8 anni or’sono.

Libano : terreno fertile di Hezbollah, gruppo armato  (e partito nello stato citato) islamista Sciita in un ecosistema arabo praticamente Sunnita. Gruppo terrorista, o artefice di operazioni terroristiche, viene additato come il principale rifornitore d’armi per quanto compete Palestina e Striscia di Gaza. Guardando le armi che ANP ed Hamas usano, è facile capire che i missili non sono più i Qassam fatti con il sistema fognario e zucchero, ma qualcosa di molto più potente.

 È supportato dall’Iran, unico stato a maggioranza Sciita, che spinge per creare una teocrazia mediorientale islamica.  Aggiungiamo alla bellissima terra che circonda Beirut continue tensioni, disastri più o meno recenti, la crisi di rifugiati dalla vicina Siria ed otteniamo un quadro difficile su cui far affidamento per una questione tanto delicata.  Per lo stato che ha una cucina invidiata da tutto il mondo arabo (il Libano è considerato come l’Italia per quanto concerne l’arte culinaria), il fardello lungo il Giordano è ancora una volta troppo pesante.

Siria : un caos post guerra civile, dove i pretendenti si stanno ancora ammazzando per decidere chi mangerà cosa ed in quale misura. Se il sipario della stampa è calato, dietro alle quinte la situazione è ancora potenzialmente esplosiva, oltre che drammatica. Uno spettro s’aggira per Damasco : lo spettro di Erdogan. Ora più che mai, uno stato-federazione islamica potrebbe sorgere dalle ceneri dei territori su cui pochi anni fa si misurava Al Baghdadi. Ci torneremo dopo.

Palestina : un fantastato che non è mai esistito se non grazie alle concessioni d’Israele degli ultimi 20 anni, perché le rivendicazioni storiche, in realtà sono un rimando all’attuale Turchia : prima degli inglesi infatti, li stavano gli ottomani.  Per contro abbiamo un popolo deciso : Oriana Fallaci ha ben descritto Yassir Arafat che istruiva i bambini a divenire kamikaze nella vera capitale di Palestina : Ramallah. Dovere di cronaca, tecnica in uso ancora oggi ;  ANP ed Hamas usano bambini come scudi umani, o vettori di bombe. Per quanto concerne i civili nei territori contesi od a Gaza, essi sono costretti oltre che a pagare la tassa, essere membri dei rispettivi partiti-gruppi. In caso contrario si è abbandonati senza alcuna sicurezza, sia essa un sistema sanitario o l’aspettativa di un posto di lavoro (in regioni dove la disoccupazione tocca la metà della popolazione).

A fronte di ciò, l’unica opzione pragmatica in cui credere, resta Israele. Ecco perchè,  anche se per assurdo dessimo ragione a chi dice sia «sbilanciata» come soluzione, essa è l’unica che possa garantire opportunità per tutte le parti in causa. E se attualmente dare fiducia ad Israele, concedere Gerusalemme all’unico stato in grado di gestirla è l’unica opzione veramente possibile, allora tale soluzione è per definizione pragmatica e non sbilanciata. Forse, una volta spartita la terra tra Mediterraneo e Giordano, la Terra Promessa tornerà ad essere un giardino, ma fino ad allora Israele sarà prudentemente costretto a difendersi, come del resto faremmo tutti noi.

All’inizio dello scritto abbiamo accennato allo stato pan-arabo, che dovrebbe unificare la mezzaluna del Medioriente. Promessa dalla Triplice Intesa – in cambio di rivolte contro gli ottomani – non mantenuta dopo la WW1, poi da li cavalcata da tantissimi leader e gruppi intorno al bacino mediorientale del Mediterraneo. Tra gli ultimi, abbiamo avuto Gheddafi con la sua unione monetaria, Al Baghdadi con il suo Stato Islamico ed infine un Erdogan che tra le scrivanie ed i campi di battaglia si è ritagliato un ruolo chiave nel comparto mediorientale, degno del titolo di superpotenza. Ed è proprio quest’ultimo, che potrebbe rivendicare un diritto storico, in quanto simbolo del irredentismo ottomano nei territori perduti un secolo or’sono. Il lettore accorto avrà subito intuito : allargando l’orizzonte e smarcandoci dal dualismo Israele-Palestina abbiamo trovato gli elementi per una guerra di procura dove gli israeliani sono odiati in realtà in quanto occidentali in Medioriente, arabi spinti costantemente alla rivolta in ottica antiatlantista ed un terzo contendente che ha espanso il suo stato, la Turchia, in pratica fino al confine con Israele (via Siria).

Sotto questa chiave d’interpretazione, otteniamo che : gli israeliani non sono odiati in quanto ebrei ma in quanto occidentali, ovvero emanazione “nostra”. In pratica noi, anche se non ce ne rendiamo conto. Se volessimo azzardare di più, questo pungolare, parrebbe essere la prova generale per tastare il polso delle ormai esauste popolazioni arabe, provate da un decennio di guerre, crisi, pandemie che potrebbero finalmente – giacché abbiamo un’Europa impotente e divisa pure su divani e cadreghe – alla creazione di uno vero, (secondo) Califfato Islamico. 

Relatore

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