Quando ho necessità di scrivere sulla Sinistra e mi trovo in difficoltà, ricorro a Sergio Roic. Lui è espertissimo sul tema, io no. Ho poche conoscenze, non li frequento, non c’è feeling.

Chiaro che con i sistemi di Giudici e Roic si possono fare altri vent’anni di molino, ma non è detto che tutti siano entusiasti. Il Municipio, sfidato l’8 marzo, qualcosa doveva fare, per non apparire impotente agli occhi dei cittadini. E il PLR luganese si ritrova con l’unico uscente che non vuole lo sgombero. Se sia un vantaggio, non so.

Ricordate che Sergio Roic è candidato al Consiglio comunale sulla lista PS. Io lo voto perché ho sempre creduto nel “panachage”. Uno scrittore in Consiglio comunale non può fare alcun male!

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Amarcord, come si sa, è un film di Federico Fellini. È un film nostalgico e amaro, ma anche allegro e pieno zeppo di immagini e miti che popolano ancora i nostri sogni diurni. In “Amarcord” a un certo punto compare una gigantesca nave come simbolo del “troppo” ed è così, ingombrante, protervo, provocatorio, istrione che appare ancor oggi Nano Bignasca, con cui divisi la sua ultima apparizione televisiva, una settimana prima della sua inopinata morte. Negli studi di Teleticino arrivammo per primi noi due, il Nano ed io, e Bignasca cominciò subito a cercare di “farsi amico”: “leghisti e socialisti amici” diceva ripetutamente. Cominciò pure la trasmissione con la stessa frase, ribattei, lui proseguì, io difesi l’operato del PS con cifre e numeri e così via. Naturalmente, con uno di quei colpi a sorpresa di cui era capace, il Nano attirò su di sé tutta l’attenzione e tutti i commenti con una battuta finale degna della miglior commedia dell’arte (eravamo in un altro periodo preelettorale, a poche settimane dalle comunali di Lugano): “se il mio candidato a sindaco, Borradori, vince di poche centinaia di voti, proporrò che rimanga sindaco Giudici”. Apriti cielo! Illazioni, commenti, interpretazioni…

Insomma, fino a pochi anni fa il Ticino era così, mediaticamente in mano a Nano Bignasca che faceva il bello e il brutto tempo a ogni sua apparizione. Ma perfino il Nano, quel Nano, su un argomento come il Molino, ovvero il centro autogestito di Lugano, si era guardato dal “giocare” come oggi invece fa il sindaco in carica. Bignasca, anzi, contribuì a far trovare un accordo, e uno spazio, ai “molinari”, e tale situazione si è protratta per ben vent’anni! (sì, 20, proprio 20). Oggi, i 20 anni si trasformano in 20… giorni, cioè l’ammontare di albe e tramonti con cui il Municipio (con un eloquente voto 4 a favore 3 contro) ha quantificato il “calendario” dello sfratto dei molinari. Se si fanno un paio di conti, questi 20 giorni (più i 5 di intimazione in caso di mancanza di sgombero dell’edificio) sono proprio quelli che ci separano dalle elezioni comunali. A chiunque voglia ragionare (e contare) la faccenda appare chiara, anzi, chiarissima.

Ma torniamo al Nano e all’amarcord dei tempi passati: una cosa è gigioneggiare sempre e comunque, minacciare e fregarsene di leggi e regole, tutta un’altra rischiare di provocare una grave tensione in città a pochi giorni da un importante evento elettorale.

Suvvia, cari 4 municipali del “sì allo sgombero”, in democrazia certe cose non si fanno, non le faceva nemmeno il Nano…

Sergio Roic