Il celebre musicista del liscio romagnolo Raul Casadei se n’è andato. È scomparso il 13 marzo 2021 all’età di 83 anni all’Ospedale Bufalini di Cesena, dove era ricoverato dal 2 marzo per complicazioni da Covid. Lascia la consorte Pina e i tre figli Carolina, Mirna e Mirko, l’ultimo dei quali direttore dell’orchestra del padre.

Era nato il 15 agosto del 1937, Raul. Diplomatosi alle magistrali, proprio alle superiori aveva scoperto la musica, grazie allo zio che lo aveva introdotto nell’orchestra di liscio romagnolo. E proprio con lo zio, verso i trent’anni, rifondò l’orchestra (fondata nel 1928), associando il proprio nome a quello del parente, Secondo: fu la mossa vincente, dagli anni sessanta, l’Orchestra Casadei diffuse la musica da ballo romagnola in tutta l’Italia eseguendo più di 365 concerti all’anno, suonando la sera, ma anche il pomeriggio, sino al 1971, quando, in seguito alla scomparsa dello zio Secondo, Raul prese il comando.

Raoul Casadei posa di fronte aun murales che ricorda la celeberrima e struggente canzone scritta da suo zio, Secondo Casadei: “Romagna Mia”.

Raul diffuse a livello mondiale il genere musicale del liscio, fondando il proprio stile sui valori rurali romagnoli: la famiglia, l’amore e l’amicizia. Grazie al talento dei musicisti, ma anche alla spontaneità e al calore trasmesso, negli anni ’70 avvenne il “boom del liscio”, con conseguente formazione di vere e proprie scuole.

E dal ’73 Raul scrisse i suoi più grandi successi: Ciao mare, Simpatia, La mazurka di periferia, Romagna e Sangiovese, Romagna Capitale, Tavola grande… fu l’anno della partecipazione a Festivalbar, poi seguì Sanremo, sino al successo mondialmente indiscusso, tra inviti nelle più popolari trasmissioni televisive, nonché di citazioni da parte anche di canzoni pop contemporanee.

Ritiratosi dal palcoscenico nel 1980, Raul condusse un’iniziativa turistica di portare i turisti da Cesenatico a Rimini su “La Nave del Sole”, conducendoli sulle note dei suoi più grandi successi.

Negli anni 2000 i successi continuarono con la conduzione del figlio Mirko dell’orchestra, sino ai giorni nostri.

Con la sua scomparsa se ne va una parte, diciamo, del Secolo e la sua morte lascia un vuoto, quasi a simboleggiare il passaggio dall’epoca dei valori e della bellezza, a quella, decisamente più grigia e contorta, dei social, e soprattutto, ormai, del Covid.