Minneapolis, 9 marzo. È cominciato il processo contro Derek Chauvin, l’ex poliziotto che, quando era in servizio, arrestò e uccise il pregiudicato George Floyd, premendo per 8 minuti il ginocchio sul collo dell’uomo e soffocandolo.

La morte del 46 enne afroamericano era divenuta subito un simbolo della violenza subita dalla popolazione afroamericana negli Stati Uniti d’America, ovvero un simbolo della violenza subita per motivi razziali nonché della discriminazione delle persone di colore.
In tribunale è entrata la sorella della vittima, che poi ha dichiarato alla stampa. “mi sono seduta nell’aula del tribunale e ho guardato l’agente che ha ucciso mio fratello. Vorrei sapesse quanto era amato”
Tra gli scranni serpeggiava commozione, tensione, ma anche un invito a guardare avanti e a rinascere.
“La violenza non è la risposta a tutto.” Ha saggiamente detto la donna “A volte bisogna fare un passo indietro e pensare prima di reagire. E vale per me, per voi, per gli agenti. Non è la risposta di cui abbiamo bisogno. Quanto a mio fratello, mi manca moltissimo”.
Dall’uccisione di Floyd era scaturito il tristemente noto movimento “Black Lives matter”, che manifestando per il -sacrosanto – diritto alla parità razziale si macchiò però di crimini (compiuti anche e soprattutto da persone di etnia bianca) quali vandalismi e messe a ferro e fuoco di intere città.
Ora, con l’avvio del processo al colpevole, si spera che la situazione d’America subisca una svolta ma soprattutto che tutta la violenza scaturita – come pretestuosa risposta al razzismo – abbia fine.
Sono state infatti un centinaio le statue otto-novecentesche rimosse, vandalizzate, bruciate, gettate in laghi: simbolo del “suprematismo bianco”, a detta degli attivisti (molti di loro bianchi) dei BLM, sono state distrutte in nome di un talebanismo solo pretestuosamente antirazziale. Tra le illustri vittime: Churchill, la regina Vittoria, benefattori europei con la sola “colpa” di essere bianchi e, ovviamente, Cristoforo Colombo.
Quello contro l’imputato Chauvin è un processo che sarebbe dovuto iniziare lunedì 8 marzo, ma ha subito un ritardo di 24 ore a causa della richiesta, da parte del giudice, di aspettare la sentenza di una Corte d’Appello. Prenderà così avvio oggi, martedì 9 marzo. Verrà stabilito se l’agente Chauvin dovrà essere condannato per omicidio volontario di terzo grado.