“Un chiaro segnale contro l’islamizzazione della Svizzera“
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Non gli abbiamo telefonato (e in ogni caso era vietato). Speravamo che vincesse. Ha vinto.
Abbiamo resistito alla tentazione di votare come ci era stato consigliato dalla presidente Gössi. Confessiamo il nostro peccato. Abbiamo deciso – cinicamente – di vincere con il Ghiro anzi che perdere con Petra.
A titolo abbondanziale sottolineiamo (ma lo sanno tutti) che questa vittoria nazionale ha origine nel Ticino, dall’azione apripista di quel famoso e benemerito Comitato raccolto e capitanato dal Guastafeste.
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Quando 10 anni fa ideai e lanciai l’iniziativa “antiburqa” in Ticino , dissi subito che l’obiettivo principale era quello di fare scuola in Svizzera. Oggi posso dire : “Missione compiuta” ! Pur avendo contro tutto l’establishment politico, il popolo e i Cantoni hanno dato un chiaro segnale di resistenza contro l’islamizzazione della Svizzera , e allo stesso tempo hanno dato una tirata d’orecchi al Governo, al Parlamento e a quella maggioranza di partiti che si erano opposti all’iniziativa con il pretesto che le donne con il velo integrale in Svizzera erano solo poche decine, dimostrando così di non aver capito che in ballo vi era una questione di principio e non di numeri, e che la posta in palio era ben più importante della semplice identificazione dei visi , dal momento che si trattava di scegliere il tipo di società in cui vogliamo vivere e che vogliamo trasmettere alle future generazioni.
La massiccia adesione dei Cantoni in tutte le regioni linguistiche ha dato ragione a coloro che propugnavano una soluzione nazionale anziché federalista, ritenendo che la difesa di certi principi universali non fosse una scelta da lasciare ai singoli Cantoni.
A beneficiare della scelta di una società basata sulla democrazia e sulla parità dei sessi, e non sulla teocrazia e sulla misoginia, saranno anche gli uomini e non solo le donne : ma quest’ultime avranno un motivo in più , e non solo in Svizzera ma in tutto il mondo musulmano , per festeggiare l’8 marzo la giornata internazionale della donna, in barba a quelle pseudofemministe rosse (di vergogna) e verdi (di rabbia) che pur di non allearsi con l’odiata destra hanno preferito fare comunella con gli islamisti campioni mondiali di misoginia per difendere la presunta libertà delle donne musulmane di indossare quello che a tutti gli effetti è un simbolo maschilista di oppressione delle donne.
Ora v’è da augurarsi che il Governo, il Parlamento ed i partiti , abbiano imparato la lezione. Per troppo tempo essi hanno “non solo sottovaluto ma deliberatamente ignorato la diffusione dell’islamismo” (come ha scritto la musulmana Saïda Keller-Messahli in un suo libro), e a questo punto è lecito attendersi da loro altre misure contro gli islamisti (in Austria il cancelliere Sebastian Kurz intende introdurre il reato di Islam politico…) e contro la strisciante avanzata della sharia, senza attendere che a fare il “lavoro sporco” siano sempre l’UDC e il Comitato di Egerkingen …
Il divieto del velo integrale è un passo importante contro la diffusione della sharia e della radicalizzazione islamica nel nostro Paese, ma non basterà se ad esso non ne seguiranno altri, come ad esempio un freno alla diffusione del discriminante velo islamico ( in particolare nelle scuole dell’obbligo
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=80871
e nei servizi statali destinati al pubblico (FFS, Posta, sportelli dell’amministrazione pubblica. Ospedali ecc.)
GIORGIO GHIRINGHELLI, promotore dell’iniziativa antiburqa in Ticino e membro del comitato dell’iniziativa federale
P.S. In base ai sondaggi eseguiti da Tamedia l’iniziativa avrebbe dovuto essere approvata dal 59% dei votanti, con un “margine di errore massimo di 1,3 punti percentuali”. Forse Tamedia dovrebbe dare qualche spiegazione …
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Per quello che ne sapevo, e non credo che le cose siano cambiate molto, TAMedia usa i sondaggi online cercando di compensare la mancanza di un campione ben distribuito (stratificato credo si dica) con un alto numero di partecipanti. A volte funziona e spesso no.
Comunque i sondaggi in Svizzera hanno una pessima tradizione.