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Ritrovato (l’ “altro”) Salvator Mundi: è sempre stato a Napoli

Era stato trafugato e portato in un appartamento da un privato

Non è il celebre dipinto omonimo del quale cui si sono perse le tracce negli ultimi 24 mesi, ma è egualmente un’opera di altissimo valore, di cui si erano obliate le notizie.

il Salvator Mundi “scomparso” in Arabia

“L’altro” Salvator Mundi, infatti, era stato reso noto al pubblico solo nel 2011 in occasione di una mostra alla National Gallery di Londra, dove era stato presentato restaurato e ripulito da vecchie dipinture. Battuto al prezzo di 450,3 milioni di dollari, inclusi i diritti d’asta, era divenuto perciò l’opera d’arte più costosa della storia, acquistata dal Dipartimento di Cultura e Turismo di Abu Dhabi, e ad oggi “scomparso”: il facoltoso saudita che l’avrebbe acquistato ne ha, infatti, fatto perdere le tracce, anche se si è certi che, per il suo altissimo valore, essa sia in un posto sicuro. Tuttavia, anche per “questo” Salvator Mundi”, non è stata riconosciuta, all’unanimità, l’attribuzione leonardesca.

Il Salvator Mundi ritrovato a Napoli

Parliamo oggi di un “secondo” Salvator Mundi, acquistato da un nobile napoletano al servizio di Carlo V a Milano e portato nel capoluogo partenopeo, che era scomparso da due anni, e che ieri è stato ritrovato dagli uomini della squadra mobile in un appartamento.

Era infatti stato trafugato dalla cappella Muscettola a Napoli, e a Napoli è stato ritrovato (in un appartamento privato, il cui proprietario è stato fermato dagli uomini della Squadra mobile).

(particolare)

Il quadro, ora tratto in salvo e ricollocato, risale al XV secolo, ed è parte di una collezione custodita nel museo “Doma” della Basilica di San Domenico Maggiore.

L’autore, di certa scuola leonardesca, è sconosciuto, ma si sa che l’opera giunse a Napoli per conto dell’ambasciatore Giovan Antonio Muscettola, nobile napoletano consigliere dell’imperatore Carlo V, che lo acquistò durante una missione diplomatica a Milano e lo collocò nella cappella di famiglia.

La milanese scuola d’arte leonardesca era nota per riprodurre lo stile del Maestro.

Il dipinto, ora recuperato, ritornerà all’interno del complesso monumentale di San Domenico Maggiore, nella Sala degli Arredi Sacri.

 

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