(…) “Terminata la fase acuta della crisi, e riconosciuto che l’impeachment di Trump sarebbe solo un’ulteriore sceneggiata del partito democratico, sostituibile se necessario da una più efficiente rimozione per incapacità, dati i tempi limitati, il dibattito si è spostato sull’opportunità dell’oscuramento mediatico di Trump deciso da alcuni social che dominano le comunicazioni su Internet.
Credo che le motivazioni di questo dibattito vadano studiate oltre gli eventi di questi giorni, soprattutto per evitare che decisioni prese sotto la pressione di una crisi portino all’adozione di politiche dannose per la pluralità dell’informazione in futuro. (…)
* * *
Abbiamo scelto come Pensiero del giorno questo passaggio tratto da un articolo (CdT odierno) del professor Barone Adesi, che conosciamo come giocatore di bridge, e questo ai nostri occhi è un grandissimo atout.
Noi ci domandiamo: si può invocare ad altissima voce la libertà di parola, valore irrinunciabile per il nostro mondo e la nostra società… per poi negarla all’avversario politico? Negarla, si capisce, affermando che è pazzo, o criminale? Non è ipocrisia?
Invito i lettori a porsi il problema e, se lo desiderano, a rispondere alla domanda.
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