“Il giornalismo non è un semplice strumento al servizio del potere politico”
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo, così come pochi minuti fa abbiamo pubblicato la Nota liberale radicale.
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Non vi sono dubbi che si tratti di un grave atto di intimidazione nei confronti di un giornalista che ha esercitato, come suo diritto e dovere, la propria libertà di commentare avvenimenti importanti come quelli che hanno interessato il Parlamento in relazione alla nomina dei Procuratori Pubblici.
Alla base di questa segnalazione vi è un atteggiamento lesivo della libertà di stampa e di espressione che deve essere riconosciuta a tutte e tutti i giornalisti, indipendentemente dal fatto che le opinioni che esprimono possano essere o meno condivise.
L’atteggiamento della commissione parlamentare mostra una concezione del giornalismo come semplice strumento al servizio del potere politico, lì pronto a dare solo informazioni contenute nelle veline provenienti dai palazzi del potere o attenendosi alle indiscrezioni che la classe politica ritiene di dover fornire.
I giornalisti, secondo questa concezione, dovrebbero limitarsi a “passare” le notizie, senza – come loro diritto e dovere – commentarle, esprimendo così il proprio fondato e legittimo punto di vista. Una pratica, questa, che è ormai patrimonio del giornalismo moderno, fondata sulla conoscenza dei temi in discussione, sul loro approfondimento e sulla netta separazione tra i fatti e i commenti e che si oppone alla vecchia visione ideologica di una stampa “neutrale” e “oggettiva”.
Nel caso in questione ci pare di poter affermare, con convinzione e decisione, come i commenti del giornalista in questione fossero fondati propri su questi elementi e il suo agire sia stato conforme ai principi deontologici del giornalismo.
Non siamo certo stupiti di questo atteggiamento da parte della commissione e dei suoi partiti; forme di censura e intimidazione di questo tipo vengono regolarmente praticate nei confronti dei deputati e delle deputate dell’MPS. Ancora negli ultimi giorni una peregrina comunicazione della presidenza del Gran Consiglio chiedeva ai nostri deputati di modificare un atto parlamentare poiché in esso si afferma che il Consiglio di Stato avrebbe “mentito” nella risposta a un altro atto parlamentare. L’utilizzo di questo “tono” viene considerato “lesivo della dignità del Consiglio di Stato”.
L’MPS fa infine notare che la commissione del Gran Consiglio non aveva nessuna competenza, in quanto tale: essendo un organismo del Gran Consiglio, essa non può assumere iniziative di questo genere senza avere l’avallo del Gran Consiglio. Di conseguenze chiederà che questo atto venga sottoposto al Parlamento in occasione della prossima seduta.
L’MPS esprimere la propria solidarietà al giornalista oggetto di questo inaccettabile attacco e chiede al consiglio Regionale della Corsi e al consiglio del pubblico di non dare seguito a questa segnalazione.
MPS
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