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La strage islamica di Nizza riapre il dibattito sugli sbarchi in Italia

Ha decapitato una donna di 60 anni, sgozzato una mamma di 44 anni, decapitato un sagrestano di 50. Il terrorista islamico, in foto, ride.

Brahim Aouissaoui, il tunisino musulmano che ha ucciso tre persone nella cattedrale di Nizza, era sbarcato a Lampedusa nel 2019, giunto in Italia come clandestino. Appartenente a una cellula di Daesh, il sedicente stato islamico di cui, da un po’ di tempo non si sentiva parlare, era quindi sbarcato sotto il ministero della ministra Lamorgese.

Dopo la quarantena passata a Bari, era stato ospitato a Palermo da un amico, Issam Chibi, che lo aveva alloggiato in un magazzino di un ristorante etnico dove, in assenza totale di norme igieniche, dormiva la notte.

In ottobre aveva raggiunto Nizza, dove si era fermato presso un altro amico, Ben Amor, sul quale ora, gli investigatori, stanno indagando. Forse gli interrogatori di quest’ultimo potranno offrire risposte sulla rete terroristica a cui gli omicidi islamisti appartenevano.

Nel frattempo, il fatto che Brahim sia sbarcato in Italia e, oltre ciò, sia anche positivo al coronavirus, ha destato importanti proteste nella destra italiana, che chiede le dimissioni del ministro Lamorgese, “colpevole” di non aver imposto controlli sufficienti sulla generalità dei clandestini sbarcati; Giorgia Meloni, in primis, attacca sul fatto che il terrorista islamico sia positivo al coronavirus: anche i clandestini, ha scritto, sono colpevoli di contagio.

Relatore

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