INTERPELLANZA di Edo Pellegrini e Roberta Soldati
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Non sta affatto bene ma apriamo con una nota della redazione. Se non conoscessimo personalmente gli on. Pellegrini e Soldati, stimate ed autorevoli personalità, penseremmo a una grossa balla (espressione più chic: fake news). Veramente dobbiamo credere una cosa del genere?
Siamo certi che il capo del DECS si affretterà a rispondere.
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Egregi Consiglieri di Stato,
Fino allo scorso anno scolastico il bambino, alla scuola dell’infanzia, veniva chiamato con il suo vero nome, mentre il cambiamento è subentrato dal corrente anno scolastico.
Se i compagni di classe, che alla scuola dell’infanzia lo chiamavano con il suo vero nome, ora lo chiamano con tale nome, l’insegnante interviene correggendoli e dicendo loro che il maschietto è una bambina e deve essere chiamato con il nome da bambina.
In un esercizio in classe in cui era necessario ripartire i bambini a seconda del sesso, l’insegnante ha detto loro che il bimbo in questione lo potevano mettere sia fra i maschi, sia fra le femmine, a loro discrezione.
Alcune famiglie sono molto preoccupate per la situazione attuale e, ancor di più, per quella che si potrà creare quando si tratterà di partecipare alla settimana verde perché, a quanto pare, si prevede che il bimbo in questione dormirà con le femminucce e non con i maschietti; inoltre si prevede che dopo le lezioni di nuoto il bimbo in questione farà la doccia con le femminucce. Le famiglie sono molto preoccupate per queste e simili questioni che si porranno in futuro.
Alcuni compagni di classe sono talmente a disagio, che c’è chi piange la sera e fatica ad addormentarsi e c’è chi si è dovuto addirittura rivolgere ad uno psicologo per poter affrontare questa incresciosa ed inaccettabile situazione.
Cosa succederà alle bambine (di 6-8 anni!!) quando, con l’avallo della direzione, si troveranno nude nello stesso spogliatoio con il maschietto?
Chiediamo quindi al Consiglio di Stato:
1. Il DECS è a conoscenza/è stato informato della situazione? Se sì, quando è stato informato e da chi?
2. Qual è il parere del CdS in merito?
3. Il CdS ritiene corretto l’agire dell’insegnante, della direzione e dell’ispettorato?
4. Esistono norme e/o direttive che permettano ad una famiglia di chiedere che il proprio figlio (a 6 anni!) venga trattato a scuola da femmina anche se allo stato civile risulta maschio?
5. Se la risposta è positiva ci può indicare il CdS esattamente quali sono queste norme e/o direttive ed il loro contenuto?
6. Se la risposta è negativa come pensa il CdS di imporre alla scuola in questione di rimediare alla situazione creatasi? Come intende procedere nei confronti della direzione, dell’ispettorato scolastico e di qualsiasi altro responsabile (docenti inclusi) di questa incresciosa situazione? Inoltre, il CdS quali misure intende prendere per tutelare i diritti dei bambini sotto shock? E quelli delle famiglie contrarie?
7. Ci può dire il CdS se e secondo quali modalità l’istituto scolastico ha approfondito la questione con i genitori del bambino o se la cosa è stata data come acquisita unicamente mediante una semplice comunicazione alla scuola da parte dei genitori del bambino?
8. Non ritiene il CdS che la questione sia molto delicata e che ci sia il rischio di destabilizzare un gruppo di bambini (e l’intero istituto), per delle farneticazioni dei genitori del bambino/a?
9. Il CdS è a conoscenza di altri casi simili nelle scuole ticinesi?
10. Ci garantisce il CdS che verranno presi tutti i provvedimenti necessari affinché in nessuna altra scuola la cosa possa ripetersi?
Ringraziamo per l’attenzione e porgiamo distinti saluti.
Edo Pellegrini e Roberta Soldati, granconsiglieri
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