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Il Coronavirus sarà vinto dalla scienza – di Tito Tettamanti

La società e l’economia confrontate con il virus (titolo originale)

Il coronavirus si diffonde in modo esponenziale. Questa preoccupante e insolita velocità aggrava la situazione trovando – con l’esclusione forse di qualche Paese asiatico con maggiori pesanti esperienze nel passato – strutture sanitarie inadeguate alla gravità e dimensioni della pandemia.

La funzione esponenziale y=exp(x), cioè e elevato a x, è la più importante funzione di tutta la matematica. — Essa è positiva crescente e tende a 0 quando x tende a meno infinito. — Essa coincide con la sua derivata e nessun’altra funzione possiede questa proprietà. — Il numero e, “base dei logaritmi naturali o neperiani”, è irrazionale e trascendente. Vale circa 2,718  ///  Foto Wiki commons (Peter John Acklam) https://en.wikipedia.org/wiki/GNU_Free_Documentation_License

Le misure prese dal nostro Governo (cantonale e federale), come pure quelle più o meno simili di governi di altri Paesi, sono orientate a guadagnare tempo. Con decisioni drastiche si fa di tutto per evitare il contagio (principalmente abolendo il più possibile i contatti personali) al fine di disporre di spazio temporale sufficiente per potenziare ed adeguare l’offerta sanitaria, la disponibilità di letti e attrezzature per le cure intense.

Le settimane (mesi?) così guadagnate servono anche indirettamente su un altro fronte, quello delle ricerche tese ad individuare il vaccino che speriamo possa renderci immuni o perlomeno proteggerci dal virus.

Ritengo che il Consiglio di Stato (senza dimenticare il medico cantonale) abbia dimostrato coraggio e determinazione in una simile gravissima e sorprendentemente insolita situazione, anche se è giusto ricordare che già nel Seicento in caso di pestilenza si rinchiudevano i sani in casa e si inviavano i malati al lazzaretto. Vi è una differenza: in casa allora pregavano, oggi si guarda la televisione. È una scommessa quella delle autorità con tutti i suoi inconvenienti, ma con alternative presumibilmente ancora peggiori e penso si possa affermare che la popolazione condivida le non facili decisioni nonostante le gravi conseguenze.

Va detto però che la scommessa è importante ma la posta modesta: concerne la possibilità di guadagnare tempo, non la sconfitta del virus. Le limitazioni della mobilità imposteci sono pesantissime, quella di circolare liberamente, di socializzare, addirittura di recarci al lavoro, a scuola, di fare dello sport, in una parola il diritto di vivere liberamente e conformemente alle nostre scelte e inclinazioni.

Sul piano economico viene inoltre quasi paralizzata l’attività, interi comparti obbligati a chiudere, con conseguenze devastanti dirette e per tutto il ciclo degli affari, ad importanti settori è reso impossibile dar seguito alla domanda, eseguire forniture. Le conseguenze finanziarie pesantissime sono cifrate nell’ordine di decine di miliardi in Svizzera, addirittura migliaia di miliardi altrove. Da notare che l’intervento finanziario statale non è di alcun contributo diretto nella lotta al coronavirus, ma destinato solo ad alleviare il grave impatto per l’economia, i danni per lavoratori ed aziende conseguenti ai decreti governativi. La scommessa in atto è contro il tempo, perché le misure prese dalle autorità si giustificano e resistono solo sui tempi brevi.

Superato un certo periodo la popolazione diventerà insofferente, con il bel tempo si vuol tornare a vivere all’aperto, a muoversi liberamente anche per poter lavorare, studiare, praticare sport e nuovamente frequentarsi. Si comincerà a dubitare che le misure non abbiano avuto l’effetto desiderato, perché ci si era magari illusi (a torto) che si sarebbe debellato il coronavirus.

Dal punto di vista economico i costi cominceranno a divenire difficilmente sopportabili e le cifre previste per gli interventi finanziari inadeguate rispetto alle enormi conseguenze. Con il blocco dei cantieri si prevede che si potrebbe arrivare in Svizzera a un milione di disoccupati con un onere mensile per contributi alla disoccupazione fra i 3 e 4 miliardi di franchi. Si stimano in 15 miliardi di franchi i costi ogni mese per l’intero Paese.

Le autorità fra non molto verranno giudicate dalla loro capacità di usare la stessa determinazione nel permettere il ritorno, anche se inizialmente parziale, alla normalità, grazie ad una minor contagiosità, pur con inevitabili ma controllabili rischi. Non dimentichiamo che la scoperta del possibile vaccino non ci servirebbe se il Paese nel frattempo fosse morto d’inedia. Chi ha responsabilità deve saper far prevalere il coraggio della razionalità sull’emotività dei sentimenti. Inoltre giocherà a favore un certo effetto di assuefazione e la migliore conoscenza dei pericoli effettivi.

Ma qui si impongono due riflessioni. La prima ci suggerisce che non sono le banche centrali né i mezzi finanziari che possono sconfiggere il coronavirus: aiutano solamente ad alleviare la crisi economica conseguente alle disposizioni dei governi senza avere diretto impatto sulla ricerca.

La seconda ci dice che la lotta al coronavirus verrà vinta non dai decreti governativi ma dai risultati della scienza medica.

Potrebbe anche darsi che noi ci si debba in futuro assuefare a convivere con una nuova patologia che, come molte altre, può avere conseguenze mortali, senza necessariamente essere maggiormente letale di quelle già note. Se il mondo non andasse così non avremmo bisogno di medici, ospedali e prodotti farmaceutici.

Tito Tettamanti

Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata

 

 

Relatore

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