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Tempi di follia – “Il primo dovere degli intellettuali” – Pensiero del giorno

senzaquorum  Il primo dovere degli intellettuali – diceva un… noto intellettuale – sarebbe quello di insegnare alle persone a rintuzzare tutte le menzogne che attraversano la musica mediatica mainstream e che inondano e che soffocano ogni pensiero divergente. Mentre oggi – aggiungeva il noto intellettuale – troppi di loro accettano sostanzialmente la dottrina imperante mostrando invece disprezzo per le vittime che ne sono irretite, perfino accusandole di essere degli stolti.

Mentre gridano alla “grande ignoranza”, stigmatizzano “la prevalenza del cretino” e accusano i “social” di ogni nefandezza, essi (gli “intellettuali”), non sono affatto scandalizzati dalla mostruosità della neolingua di chi possiede le chiavi dei grandi mezzi economici. E concludeva: chi accetta una trasformazione – imposta dai potenti – (globalizzazione rapace finalizzata al consumismo estremo con le sue ricadute perverse) vuol dire che non sta dalla parte di chi subisce tale avvilente alienazione.

Chiaro come l’acqua cristallina o/e come un film di Ken Loach.

Relatore

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  • Caro Ticinolive, due parole aggiuntive (se permetti) al pensiero ...dell' altro giorno.

    Messo così (ridotto) il testo si offre a delle antipatiche ambiguità create soprattutto dal titolo assegnato (“Tempi di follia”) e mi spiego.

    Tempi di follia” può essere interpretato dal lettore in almeno tre declinazioni:
    a) il testo di senzaquorum (in questi delicatissimi tempi), è pura follia;
    b) il concetto espresso "dall’intellettuale citato" da senzaquorum (in questi delicatissimi tempi) è pure una follia;
    c) oppure (come senzaquorum ha inteso) una voce critica sullo scorrere degli avvenimenti.

    Leggendo il testo completo, in risposta all’articolo originario, ben si capisce che l’intenzione di senzaquorum, era ed è, quella di riflettere sulle premesse di un fenomeno anche mediatico. In altri termini poter finalmente vedere gli “intellettuali” impegnati in un serio lavoro di oggettiva e preventiva analisi dei fatti. Il problema della globalizzazione che questo periodo si propone in termini estremi, andava analizzato e soppesato in tutti i suoi aspetti, anche perversi, con il necessario anticipo. Punto.

    D’altra parte ho sempre diffidato dei moralismi circostanziali perché non ho mai creduto ai dispositivi morali puntuali. Impongono di sospendere ogni voce critica. L’uso del dispositivo morale per richiamarci a un umanesimo da riscoprire nelle emergenze è vecchio quanto la storia dell’umanità. Appunto. Tanto vecchio che il suo effetto è nella sostanza stessa dei suoi evidenti limiti.

    Direi piuttosto che codesti momenti dovrebbero indurci, per contro, a un radicale ripensamento dei modelli esistenziali ai quali ci siamo piegati per convinzione, per distrazione, per assuefazione, perfino per imposizione. Il mondo intellettuale è spesso ostaggio di quell’indegno concetto di censura preventiva ben descritto da Noelle Neuman ne: la “spirale del silenzio”. Cioè: dimenticare - spesso e sovente - il semplice fatto che il rispetto umano è una faccenda preventiva. Viene prima: un principio senza tempi.

    Una nota a margine: Sul Cdt di ieri una docente così si esprimeva:
    Il virus ha messo in luce la fragilità del mondo globale, che ha il vantaggio dell’efficienza, ma non è resiliente; ha prodotto un’enorme pressione sui sistemi economico e sanitario; ha causato una crisi di progettualità a breve e medio termine.” Concetti che approvo in toto.
    Grazie per la gradita ospitalità.

    • "Tempi di follia" si riferisce (sinteticamente) allo stato della comunicazione sociale nel flagello del Coronavirus.

      Non si applica al pensiero di senzaquorum né al pensiero dell' "intellettuale".

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