Il progetto La gioventù dibatte si sta rivelando sempre più un ottimo strumento metodologico complementare all’insegnamento della ‘civica’ «per una educazione dei giovani alla cittadinanza, per avvicinarli alla politica, nel senso nobile del termine, attraverso il dibattito su temi di attualità e su iniziative, referendum, votazioni cantonali e nazionali» (Sonzogni). Gli studenti durante l’’anno scolastico imparano, con la guida dei loro docenti, ad affrontare un tema con rigore, a distinguere le informazioni affidabili dalle fake news, a sostenere le proprie posizioni con la necessaria padronanza linguistica sino a raggiungere un’ottima abilità oratoria; essi devono essere pronti a difendere tesi contrapposte; infatti, alla vigilia del dibattito vero e proprio non sanno ancora se dovranno sostenere le ragioni di un sì o di un no a una iniziativa posta in votazione.
Il concorso è solo una tappa, non obbligatoria, del percorso di crescita civica degli allievi.
Finora (almeno nel medio superiore) i docenti che hanno accolto con favore questo “esercizio” sono soprattutto insegnanti di economia e diritto; ma potrebbero benissimo aderire anche i docenti di italiano, in particolare quelli che insegnano nel primo biennio degli sudi liceali, sfruttando le ore di laboratorio per esercitare e rafforzare le abilità argomentative e retoriche degli studenti.
A chi ha partecipato alle due giornate (come chi scrive, già direttore del Liceo di Lugano 2 in cui insegnavano e insegnano ancora docenti che per primi hanno accolto con entusiasmo il progetto) sono rimasti impressi la passione, la serietà, il rigore e l’entusiasmo di tutti gli allievi finalisti e, in particolare, il loro modo di affrontare il dibattito: con rispetto per gli “avversari”, con lucidità e con una proprietà di linguaggio che farebbero invidia a molti dei nostri politici.
Attività come queste andrebbero sostenute dalle direzioni delle scuole e maggiormente incentivate dal DECS attraverso degli sgravi per i docenti responsabili del progetto, tanto più che il nostro Cantone è tra gli ultimi in Svizzera per quanto riguarda la spesa per l’istruzione pubblica.
La recente elezione alla co-presidenza del Partito socialista del Canton Ticino di due giovani come Lara Riget e Fabrizio Sirica (insieme hanno 54 anni) sembra il risultato felice di chi ha partecipato, durante gli studi, al progetto “La gioventù dibatte”: probabilmente non è così, ma mi piace immaginarlo!
Per concludere suggerisco all’amico Chino Sonzogni di precettare per la giuria del prossimo anno consiglieri comunali, municipali e gran consiglieri: avrebbero molto da imparare!
Aurelio Sargenti, candidato del PS al Municipio e al Consiglio Comunale di Lugano
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