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Votazione sulla Legittima difesa. Ghiringhelli ricorre al Tribunale federale. Il ricorso è partito

Si richiede l’annullamento e la ripetizione della votazione

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Giorgio Ghiringhelli ritiene – e noi condividiamo la sua opinione – di essere stato danneggiato dall’informazione scorretta fornita agli elettori dal Consiglio di Stato.

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Lo scorso 9 febbraio una stringatissima maggioranza di votanti ha bocciato l’iniziativa sulla legittima difesa. I voti contrari sono stati 41’282 (50,26%) e quelli favorevoli, 40’856 favorevoli (49,74%) : la differenza fra i SI ed i NO è dunque stata solo di 426 schede.

Le ragioni di un ricorso
Tenuto conto di questa ridottissima differenza si giustifica dunque il ricorso al Tribunale federale che l’avv. Sabrina Aldi ha inoltrato per conto del sottoscritto negli scorsi giorni per chiedere l’annullamento ed il rifacimento di questa votazione, con la motivazione che l’opuscolo informativo trasmesso dal Consiglio di Stato a tutti i cittadini conteneva delle affermazioni false, illegali e tendenziose che certamente hanno indotto molti cittadini a votare contro l’iniziativa credendola contraria al diritto federale e altrettanto certamente hanno influito sull’esito finale della votazione.

Del resto non ho certo atteso l’esito della votazione a me sfavorevole prima di contestare le irregolarità contenute nell’opuscolo, ma l’avevo fatto immediatamente dopo aver ricevuto la busta con il materiale di voto, inviando dapprima una lettera di protesta al Consiglio di Stato il 17 gennaio e il giorno dopo un reclamo-ricorso basato sul parere di un costituzionalista.

A provocare la mia reazione era stata soprattutto l’argomentazione, messa in evidenza nell’opuscolo, secondo cui l’iniziativa andava bocciata perché violava il diritto federale : e quindi avevo chiesto al Consiglio di Stato di porre rimedio a questa perentoria affermazione emettendo un comunicato che invitasse i cittadini a non tenerne conto o precisando che l’asserita violazione era solo un’ipotesi non comprovata e tutta da verificare. Il Governo però non ha voluto dar seguito a queste semplici richieste, e anzi nel respingere il reclamo ha confermato la correttezza del suo agire, perseverando così diabolicamente nel suo errore. Alla luce dello stringato risultato della votazione si può affermare che, se le mie ragionevoli richieste fossero state accolte, l’iniziativa sarebbe certamente stata approvata.

Se un’iniziativa viola il diritto federale, non può essere messa in votazione
Ma perché sostengo che nell’opuscolo informativo non si può scrivere che un’iniziativa popolare posta in votazione “viola il diritto federale” o crea delle “disparità di trattamento”, come accaduto in questa circostanza ? Semplicemente per il fatto che in tal caso l’iniziativa in questione avrebbe dovuto essere dichiarata irricevibile dal Gran Consiglio e non avrebbe dovuto né potuto essere messa in votazione.

E invece, in data 17 maggio 2017, il Gran Consiglio, seguendo le indicazioni contenute in due rapporti dell’allora suo consulente giuridico (Tiziano Veronelli) e condivise dalla Commissione della legislazione, aveva approvato senza nemmeno un voto contrario la ricevibilità giuridica dell’iniziativa sulla legittima difesa, attestando in tal modo che la stessa non violava il diritto federale. Tale decisione era poi cresciuta in giudicato, dato che nessun cittadino aveva interposto ricorso contro la stessa.

Ecco perché nell’opuscolo informativo allestito dal CdS in vista della votazione popolare era sì possibile elencare tutta una serie di ragioni di tipo politico contro l’iniziativa, ma non era più possibile rimetterne in discussione direttamente o indirettamente la “ricevibilità” giuridica scrivendo in modo subdolo e perentorio che l’iniziativa “viola il diritto federale” e crea “delle disparità di trattamento”. Anche ammesso e non concesso che l’iniziativa o una parte della stessa violasse il diritto federale, perché il CdS non l’aveva MAI detto in precedenza, quando era il momento di farlo ?

La necessità di far chiarezza
Toccherà ai giudici federali stabilire se il Consiglio di Stato abbia abusato delle sue competenze e se la volontà popolare sia stata “manipolata” da un’informazione illegale e tendenziosa, che con ogni evidenza poteva influire negativamente sul voto di molti cittadini. Comunque vada a finire, il ricorso contribuirà a far chiarezza su una questione di fondo molto importante, perché v’è di mezzo la libera formazione d’opinione del cittadino sovrano.

Occorre insomma evitare che in occasione di un’altra votazione si ripeta il vizietto di rimettere in questione nell’opuscolo informativo ufficiale la ricevibilità di un’iniziativa popolare e la sua conformità con il diritto federale, con il risultato – volutamente o no – di creare confusione e insinuare dubbi nella testa dei votanti.

A sostenere la necessità di fare questa chiarezza , in una lettera pubblicata il 12 febbraio dal Corriere del Ticino e dalla Regione, è stato anche l’ex deputato in Gran Consiglio del PLR, Franco Celio. Ecco cosa ha scritto :

“Giorgio Ghiringhelli, promotore dell’iniziativa sulla legittima difesa, bocciata domenica di strettissima misura, ha perfettamente ragione. Ricorrere al Tribunale federale contro un’affermazione probabilmente falsa del bollettino “informativo” distribuito a tutti gli aventi diritto di voto (quella secondo cui l’iniziativa sarebbe stata in contrasto col diritto federale), è l’unico modo per sapere una buona volta ufficialmente se gli estensori di queste “informazioni” abbiano proprio il diritto di scrivere tutto quello che passa loro per la testa contro una proposta ad essi sgradita (o comunque a favore delle tesi che amerebbero far trionfare), oppure se siano tenuti a un minimo di oggettività.”

Giorgio Ghiringhelli

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Il testo del ricorso lo trovate qui:

http://ilguastafeste.ch/eccoilricorsoaltflegittima_difesa.pdf

 

Relatore

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