La signora Doris Leuthard, consigliera federale sino al 31 dicembre 2018, ha accettato a far data dall’aprile 2020 la carica di membro del Consiglio di amministrazione della Stadler Rail di Bussnang, importante industria svizzera che fabbrica veicoli ferroviari. Immediate le critiche dei benpensanti: conflitto d’interesse, mancanza di sensibilità e così via per essersi messa a disposizione di attività economiche private.
Leuthard, intelligente, ottima nella comunicazione, abile nel posizionarsi, autoritaria e determinata: in politica una vincente. Personalmente non ho condiviso molte delle sue decisioni. In virtù di una sua legge in Svizzera siamo obbligati a pagare una tassa anche se non abbiamo un televisore e ciò per finanziare l’emittente pubblica che altrimenti si dovrebbe sottoporre al giudizio del rinnovo del canone, vale a dire all’espressione di soddisfazione o meno dell’utente. Nel dibattito sull’iniziativa «No Billag» si è volutamente astenuta da un’opera di mediazione che avrebbe potuto riequilibrare parzialmente lo sbilanciamento verso sinistra della nostra televisione ed evitarci i costi di una votazione.
Però gli apprezzamenti e la simpatia, la tolleranza per possibili errori, scompaiono appena la brava signora Leuthard mette a disposizione dell’economia svizzera l’esperienza e la conoscenza acquisite durante il periodo della sua carica. Avvocato della provincia argoviese, impegnata con successo in politica, in dodici anni quale consigliere federale ha visto continenti e nazioni che prima non conosceva, si è relazionata con il mondo del potere che le era sino ad allora ignoto, ha tessuto, grazie alla sua intelligenza e abilità, una rete di conoscenze tra chi conta. Non è che questo le sia stato regalato: consigliera federale non è un incarico da quaranta ore settimanali, cinque settimane di vacanza più feste comandate e ponti. In più per uno stipendio da funzionario (451.417 franchi) interessante forse per la Leuthard di allora ma una perdita secca per un industriale come Schneider-Ammann o qualunque manager o professionista affermato.
Ora, mettendosi a disposizione dell’economia privata, un ex consigliere federale fa risparmiare allo Stato 225.708,50 franchi di pensione ma, più importante, mette le cognizioni e relazioni acquisite in carica a favore dell’economia svizzera.
Peter Spuhler, anima e azionista di controllo della Stadler Rail della quale la signora Leuthard diventa consigliera d’amministrazione, nel 1989 ha ereditato una fabbrichetta con 18 dipendenti dal suocero. Oggi ha 10.500 dipendenti, è presente a livello mondiale e compete con i più grossi colossi del settore valorizzando conoscenze tecniche, iniziativa imprenditoriale e la tradizionale abilità manifatturiera svizzera. Parte dei soldi meritatamente guadagnati Peter Spuhler li ha reinvestiti con un suo socio, l’industriale svizzero Pieper, per salvare e ristrutturare la Rieter, prestigioso nome nella storia dell’industria svizzera.
Grazie alla rete internazionale di conoscenze che si è fatta la signora Leuthard, riuscirà sicuramente a dare una mano alla Stadler Rail ed all’economia svizzera: di tutto cuore auguri di buon successo e di buoni affari (anche per Lei signora). Ma resta il pregiudizio di chi considera che nel privato non si possa essere persone per bene. Moritz Leuenberger, un’icona del socialismo e della correttezza quando era consigliere federale, passato nel Consiglio di amministrazione di una grossa impresa di costruzioni svizzera, è diventato subito sospettabile di atteggiamenti conflittuali. Rimbrotto a Micheline Calmy-Rey: alla fine della sua carriera, con i risparmi suoi e del marito, si è permessa, figuratevi, di comperare un appartamento a Ginevra per più di due milioni, sicuramente in grandissima parte finanziati con ipoteche. Un grazie a Kaspar Villiger, già ministro delle finanze: è stato presidente del Consiglio d’amministrazione dell’UBS, in momenti difficili per la banca che necessitava di un garante di equilibrio e correttezza.
Ben venga quindi la messa a disposizione dell’esperienza di ex consiglieri federali a favore dell’economia svizzera. Per tanti anni abbiamo fatto loro fiducia quali governanti e possiamo pensare non abbiano perso capacità di giudizio e misura. Oltre all’avversione di molti verso le attività private, al pregiudizio ormai diffuso per il quale il pubblico è bene perché non ricerca il profitto, non è che queste forme di ottuso puritanesimo nascondano un sentimento molto diffuso nei confronti del successo: l’invidia?
Tito Tettamanti
Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata
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